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Degrado in via Piave a Mestre, lo sfogo del barista: «Io, preso a pugni e minacciato»

Ernesto Rosapepe, gestore del Coffee Break, racconta la vita in via Piave. Si è dovuto difendere dall’ennesimo drogato

Marta Artico
2 minuti di lettura

«Da qui non me ne vado, e soprattutto non cedo e non do denaro o alcol a chi me lo chiede, altrimenti non è più finita». Ernesto Rosape ha aperto il Coffee Break in via Piave, 5 anni fa. E da allora ne ha viste di tutti i colori dalle vetrate del suo locale. Tanto che adesso vorrebbe blindare gli accessi, come hanno fatto molti altri, residenti e non. Sabato ha preso tre pugni in faccia, ieri una sberla. Un giovane di colore dapprima è andato a disturbare gli avventori del Piron D’Oro, voleva soldi, diceva che gli bastavano pochi cent per andare all’Alì. Al rifiuto ha orinato sulle vetrate del locale. Poi si è recato a due passi, all’Arcimboldo, dove ha rotto due bicchieri. Poi è toccato a Rosapepepe.

Il titolare del Coffee Break di via Piave: "Sono stanco, sto pensando di andarmene"

«È entrato, si è diretto da una turista che avrà avuto vent’anni, l’ha toccata e le ha detto di darle dei soldi. Così sono andato per fermarlo, non potevo mica starmene fermo senza fare nulla, sono il gestore. Era una turista, cosa racconta quando torna a casa? Che il titolare ha dato un euro a un drogato o sbandato per non toccarmi? Lui mi ha dato uno spintone, mi son difeso e mi è arrivato un pugno, ma sono riuscito a farlo uscire». Fuori il parapiglia è continuato. «È arrivato un bangladese ad aiutarmi, poi alcuni cinesi e uno, il titolare del ristorante di via Dante, solo perché voleva aiutare, ha avuto la peggio e si è preso pugno dritto nell’occhio. È andato all’Angelo, ma c’era attesa, così si è recato all’ospedale di Padova». Prosegue: «Non sono l’unico, tutti ne abbiamo una al giorno, tutti ci troviamo nelle stesse situazioni. Io tengo la barra diritta, non do nulla a nessuno, alcuni per mandarli via cedono. Io non lo faccio, perché altrimenti è una catena, è come dargliela vinta».

Ieri ennesimo episodio, che per fortuna non è finito nel sangue, ma poco ci mancava. «Entra un uomo, straniero, ma è lo stesso, voleva denaro. Ho rifiutato, così si è preso la scatoletta dei soldi per l’emergenza Covid 19. Ho tentato di fermarlo, la scatoletta è caduta a terra si sono sparse le monetine, lui è fuggito».

E Rosapepe dietro, per avvertire la polizia e spiegare a un agente com’era fatto. «Così siamo tre a uno, tre pugni e uno schiaffo mi son preso, e il fine settimana non è ancora terminato». Eppure Rosapepe, non si è pentito: «Sono aperto da mattina a sera. Qui c’è moltissimo lavoro, perché c’è parecchio passaggio, è una bella zona sotto questo profilo. Ma queste persone ci impediscono di fare il nostro mestiere, e dobbiamo anche vergognarci davanti ai turisti di essere italiani. O cambio passaporto, o faccio spallucce, ma io non voglio che chi arriva debba tornare alleggerito. Certo, accade dappertutto che ti rubino qualche cosa, ma non tutto il giorno tutti i giorni. E qui invece non c’è tregua, è uno schifo: qualcuno va via senza borsello, senza valigia, portafogli, vede gente che si siringa, deve sborsare soldi. Sono stufo perché la legge italiana è diversa dal resto d’Europa ed è inutile combattere». Il gestore del locale, è stato minacciato dal giovane di colore. Ma ne ha inanellate tante di minacce. «Ho fiducia nel prefetto e nelle forze dell’ordine, ma mi sembra abbiano le mani legate e le persone che delinquono sono tantissime, troppe».

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