Bimbo morto a Portogruaro, la famiglia cambia versione
Lo zio di Bilal: «Nella nostra strada c’è una leggera pendenza, può anche essere stato travolto dall’auto mossa da sola»
Rosario Padovano
Bilal Kurtesi, il bambino di 18 mesi morto dopo un violento trauma cranico
I familiari di Bilal Kurtesi, il bambino di 18 mesi morto dopo un violento trauma cranico lunedì sera in ospedale, cambiano ancora versione.
Sembrerebbe, inoltre, che sia stata modificata la scena dell’incidente avvenuto a pochi passi da casa: per questo i carabinieri hanno utilizzato il luminol.
Zii e parenti non escludono l’ipotesi che il piccolo sia stato travolto da una macchina in movimento, mossasi in modo accidentale, mentre fino a ieri mattina parlavano di caduta dalla vettura del bambino.
Erdah Kurtesi, uno degli zii del piccolino, non la esclude. «Nella nostra strada c’è una leggera pendenza.
È possibile si sia verificato un guasto accidentale alla nostra macchina, magari all’impianto frenante», dice, «con la pendenza è anche possibile che Bilal sia stato travolto e schiacciato. Non posso escluderlo».
Erdah parla per la famiglia Kurtesi, con grande sicurezza. Sigaretta in bocca, sguardo sicuro, tracce di dolore per la perdita. Dice che non era presente in casa.
«Ero via per lavoro, così come era via il padre del bambino, Senat. Non ero presente. Quindi mi rifaccio alla versione che so essere stata già raccontata e cioè quella della caduta dalla macchina. Tuttavia, non escludo l’altra ipotesi. Lo faccio proprio perché ero assente e conosco la strada».
Erdah però questa ipotesi martedì mattina non l’aveva presa in considerazione, forse anche perché le domande dei carabinieri sono fiaccanti.
I militari dell’Arma di Portogruaro sono convinti di tre aspetti, che costituiscono i capisaldi dell’inchiesta.
Il primo: non esiste alcun pirata della strada e c’è chi avrebbe visto e sentito tutto.
Il secondo: il bambino è stato schiacciato da una macchina, quella poi sequestrata, in una fase di retromarcia. Si vuole anche escludere che chi fosse alla guida non avesse poco prima bevuto, e non c’è alcuna conferma in merito.
Il terzo elemento: mentre l’agonia di Bilal proseguiva in ospedale, qualcuno – in fase di identificazione – avrebbe appunto modificato la scena teatro dell’incidente per far scomparire eventuali tracce.
Ecco perché ci sono in via Loredan tutti quei segni col gesso. I carabinieri hanno ricostruito la cornice: con la Sis hanno fatto passare il luminol sull’asfalto per individuare le tracce ematiche, quelle di Bilal e le precedenti. Resta poi agli atti l’audio della prima telefonata al Suem 118, in cui si parlava di investimento e anche questo è un elemento che si assomma a tutti gli altri raccolti. I
militari, infine, ritengono che al momento della tragedia in casa ci fossero diverse persone. Al civico 76 di via Loredan a Mazzolada, infatti, abiterebbero, secondo i dati dell’anagrafe, ben 40 persone. E questo rende l’indagine ancora più complessa.
Nessuna delle donne che vive all’interno del nucleo famigliare ha conseguito la patente. In questo momento, in ogni caso, non ci sono ancora indagati.
L’automobile sequestrata, cioè la Fiat Punto grigia di famiglia, è la stessa con la quale è stato trasportato Bilal all’ospedale. E sarebbe la stessa coinvolta nell’incidente. Sull’auto verrà eseguita un’accurata perizia, all’interno e all’esterno, senza tralasciare le parti inferiori che avrebbero agganciato il bambino nella manovra.
Bilal era in compagnia dei cuginetti, stava giocando, in strada, perché nell’abitazione in cui viveva non c’era abbastanza spazio. Oggi alle 10.30 sarà eseguita l’autopsia.
I commenti dei lettori