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Stazione dei treni di Mestre, sì alla demolizione: nel 2030 sarà record di passeggeri

Sono previsti 21 milioni di persone in transito ogni anno. Le opposizioni chiedono interventi sulla viabilità circostante

Francesco Furlan
2 minuti di lettura

Il progetto della nuova stazione ferroviaria di Mestre

 

Architetture del’900, sparisce il vincolo dalla stazione ferroviaria di Mestre che potrà così, per stralci, essere demolita e ricostruita ex novo, con una piastra che passerà sopra il fascio di binari e che permetterà di collegare Mestre e Marghera.

Un intervento da 75 milioni di euro, una piastra di 31 metri di larghezza e 100 di lunghezza, con negozi e locali.

«La delibera è necessaria per arrivare al progetto definitivo in Conferenza dei Servizi con Rfi», hanno spiegato i tecnici. Rfi prevede di avviare la gara per inizio lavori nel 2024 e di consegnare la nuova stazione alla città entro il 2027. Ma prima deve definirsi il grande masterplan dell’area della stazione con le quattro torri, due lato Mestre e due lato Marghera, e le nuove edificazioni nel parco ferroviario di via Trento la cui costruzione, appunto, sarà posticipata in attesa della fine del cantiere.

Per l’assessore all’Urbanistica Massimiliano De Martin «la stazione ferroviaria, che compie 60 anni, non risponde più agli standard di servizi per i pendolari.

L’82% delle persone transitano non per turismo, ma per studio o lavoro». Lo stralcio dell’attuale stazione dall’elenco degli edifici vincolati, pur con alcuni distinguo, è passato con una larga maggioranza ieri in Consiglio comunale: 31 favorevoli e due contrari (i consiglieri di opposizione Marco Gasparinetti e Andrea Martini).

Molti dubbi riguardano non tanto la scelta di togliere il vincolo, ma piuttosto il progetto di riqualificazione che ne seguirà. Emanuele Rosteghin (Pd): «Senza questa delibera non c’è percorso di riqualificazione. Ma restano alcuni nodi aperti come l’eccessiva cubatura, il nodo di via Trento, l’ampliamento del parco del Piraghetto».

Gianfranco Bettin (verdi progressisti): «La stazione è un elemento costitutivo della forma della città che ha bisogno di una viabilità complessiva che intorno alla snodo della stazione si deve innescare».

Dalla maggioranza ha preso la parola, tra gli altri, Alex Bazzaro (Lega): «Con questo voto possiamo modificare lo status quo dell’attuale stazione, ci confronteremo sul progetto».

Durante la fase di demolizione l’area di via Trento (l’area che si espande verso il cavalcavia della Giustizia) verrà usata come area di cantiere, per il deposito dei mezzi e dei materiali. Ieri è arrivato quindi il via libera del consiglio comunale alla delibera che depenna la stazione di Mestre dall’elenco degli edifici protetti del Novecento.

Il corpo centrale dello scalo ferroviario era stato inserito infatti in un elenco della Regione che includeva gli immobili novecenteschi di pregio in città.

Un passaggio tecnico ma sostanziale, necessario per poter proseguire con la riqualificazione dell’area della stazione di Mestre, la più grande del Nordest, attraversata ogni anno da 15 milioni di passeggeri, di cui 1, 8 sono turisti.

Nel 2030 saranno 21 milioni le persone, secondo le previsioni di Rfi, a passare per la stazione ferroviaria di Mestre. Un intervento necessario anche per riqualificare questa porzione della città che soffre dei problemi di spaccio e consumo di droga.

Il progetto che interessa via Trento – dove dovranno essere realizzati 6 mila mq di residenza pubblica e 21 mila di alloggi privati – per il momento resta sospeso. Tra i voti contrari quello di Marco Gasparinetti (lista Terra a Acqua) che se la prende non tanto con il vincolo ma con il progetto: «Due torri da cento metri, continuiamo a costruire nella zona della stazione, avrà effetti sul turismo, questo progetto non fa parte della mia visione di città».

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