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Venezia, la Basilica di San Marco è ancora recintata: «Chiarire chi deve gestire le barriere»

L’appello del procuratore Tesserin: «Non è una bella immagine». Via libera alle manutenzioni per un anno: spetterà alle imprese

Eugenio Pendolini
1 minuto di lettura

Le barriere davanti alla Basilica di San Marco

 

Nessuno spiraglio, almeno per il momento, di vedere le barriere della Basilica senza le ringhiere metalliche che le coprono da mesi. A mancare, formalmente, è il collaudo dell’opera, completata ormai da tempo. Di fatto, non è ancora stato individuato l’ente che dovrà occuparsi della gestione dell’opera a difesa della Basilica e della sua manutenzione.

Una sorta di pantano amministrativo nel quale sono arenati il Provveditorato, il Consorzio Venezia Nuova, le imprese costruttrici e la Procuratoria. «La situazione non è idilliaca», ammette Carlo Alberto Tesserin, procuratore di San Marco, «tutto quello che succede alla Basilica fa il giro del mondo. Ecco perché bisognerebbe urgentemente chiarire i ruoli. Non è una bella immagine da vedere, come se i cantieri fossero ancora aperti. Dobbiamo trovare la soluzione giusta, ne guadagnerebbero tutti».

Nel frattempo, nei giorni scorsi è stato approvato un primo piano di manutenzione in Provveditorato che, sostanzialmente, prevede un impegno di spesa da qui al prossimo anno per eventuali manutenzioni di cui dovranno occuparsi le imprese che hanno realizzato l’intervento, e cioè Renzo Rossi Costruzioni e Kostruttiva.

Per i prossimi dodici mesi, dunque, eventuali problemi alle barriere saranno risolti dalle imprese. Ma dopo cosa succederà? Chi dovrà occuparsene e quali saranno le risorse a disposizione per la manutenzione ordinaria, necessaria almeno fino a quando non saranno completati i lavori in tutta l’insula marciana contro le maree fino a 110 centimetri? Domande che si rimbalzano gli uffici di Provveditorato e del Consorzio Venezia Nuova, per ora senza risposta. In attesa, probabilmente, della nuova Autorità per la laguna.

Sta di fatto che, nel frattempo, le reti metalliche sono destinate a restare ancora a lungo per evitare che turisti e curiosi si avvicinino così da danneggiare o sporcare le barriere. Insomma, per evitare in via precauzionale qualsiasi possibile danneggiamento al vetro. Anche perché in caso contrario, almeno per il momento, sarebbero comunque le imprese a doverne rispondere.

Ritardi che si accumulano, e così la “fase due” delle barriere, quella cioè successiva alla conclusione e all’entrata in funzione dell’opera, debba ancora iniziare. Un problema non da poco, se si considera che in ballo ci sono gestione e manutenzione del perimetro di lastre chiamate a difendere – almeno fino a quando non saranno conclusi i lavori di impermeabilizzazione della Piazza – una Basilica che è patrimonio dell’umanità oltre che emblema di Venezia nel mondo.

Fino ad ora sono proseguiti gli incontri tra Comune, Procuratoria, Soprintendenza, Provveditorato, Consorzio Venezia Nuova e imprese. Una soluzione dovrà essere trovata in tempi brevi per un’opera costata oltre 3 milioni di euro, che andranno a sommarsi ai circa 30 milioni necessari per mettere al sicuro fino a 110 centimetri di marea tutta la Piazza.

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