I problemi delle carceri a Venezia: «Poco personale, barche fuori uso, aggressioni»
Visita dei sindacati di polizia penitenziaria a Santa Maria Maggiore e alla Giudecca: «Meglio una struttura unica a Mestre»
Maria Ducoli
I rappresentanti dell'Unione dei sindacati di polizia penitenziaria fuori dal carcere di Santa Maria Maggiore
Nemmeno la Cittadella della giustizia potrà porre fine al collasso del sistema penitenziario. «Sarebbe stato meglio chiudere le due carceri della Venezia insulare per fare una sola struttura a Mestre. La cittadella alleverà alcune criticità, ma non sarà la soluzione».
Lo dicono i sindacalisti dell’Unione dei sindacati di Polizia penitenziaria (Uspp), che lunedì 5 giugno hanno visitato le case circondariali di Santa Maria Maggiore e della Giudecca. Una visita amara, al termine della quale non è stato possibile fare altro se non la conta di cosa non va.
«Innanzitutto, la carenza di personale», spiega Giuseppe Moretti, presidente nazionale dell’Uspp, «alla Giudecca dei 114 agenti previsti, ne sono attivi 96, di cui 23 in uscita, tra pensioni e maternità. Al carcere maschile, invece, ne mancano 60». Dei 170 previsti da un decreto ministeriale del 2017, ne sono effettivamente presenti solo 107, di cui 13 sono agenti della navale e 21 compongono il nucleo delle traduzioni nelle aule di giustizia.
«Questo si traduce in un carico di lavoro enorme, ogni mese gli straordinari arrivano a superare le 60 ore». Anche la navale si trova in sofferenza: «Dalle 30 unità previste, sono rimasti in 13».
A questo, si somma anche il problema legato alle imbarcazioni, molte fuori uso. «Su 12 ne funzionano solo 3, la situazione è così da tempo ma non si sta facendo nulla per risolverla», continua Moretti, indicando la sfilza di barche parcheggiate davanti alla casa circondariale, immobili ed emblematiche della situazione in cui si trova il sistema penitenziario.
Non è solo il numero di agenti a preoccupare il sindacato, ma anche la mancanza di specialisti in grado di trattare le situazioni più delicate.
«I dipendenti della polizia penitenziaria diventano anche educatori, psichiatri e assistenti sociali a seconda del bisogno», prende la parola Leonardo Angiulli, segretario regionale Uspp del Triveneto, spiegando che i professionisti della psichiatria di Usl 3 e del Servizio di recupero delle tossicodipendenze vengono nelle carceri saltuariamente, mentre l’esigenza è continua, dal momento che solo a Santa Maria Maggiore, i detenuti con problemi di droga sono 60.
«Un altro problema riguarda le aggressioni, ogni anno causano oltre 55 i giorni di assenza». L’ultima è avvenuta solo un mese fa, alla Giudecca, con una detenuta che si era barricata in reparto e aveva ferito tre agenti, rispettivamente con delle prognosi di 21, 7 e 3 giorni. Per far fronte all’episodio, era stato necessario chiedere i rinforzi da Padova, vista la scarsità di agenti. A influire sul vuoto organico è la specificità della città d’acqua.
«Non è stato messo a disposizione un parcheggio per i dipendenti, in difficoltà soprattutto nelle ore serali e notturne». A tal proposito, i sindacati hanno avuto un incontro sia con il prefetto che con l’autorità marittima ma è stata proposta loro una soluzione a pagamento che non li ha soddisfatti. «400 euro l’anno per un posto nel verde, nemmeno sterrato. Perché poi dobbiamo pagare per offrire un servizio allo stato?», si chiedono.
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