A Venezia tremila firme a sostegno della sanità pubblica
I dati della Cgil: «Nelle strutture mancano più di mille operatori: 631 nell’Usl 3 e 428 nel Veneto orientale»
Maria Ducoli
Uno dei banchetti per la raccolta firme promossa dalla Cgil
All’appello della Cgil per lo stop ai tagli della sanità pubblica, si sono unite ben 3000 persone in una sola settimana. Un successo per la campagna “Tu tagli, io firmo”, che ha portato i gazebo dei sindacalisti nei presidi sanitari dell’Angelo, del Civile, del Giustinian e del Monoblocco, al Lido. Ma non solo, le firme dei cittadini sono state raccolte anche nei mercati cittadini e online.
La campagna continuerà anche nelle prossime settimane, dove la Cgil attraverserà i comuni della terraferma. L’ottimo risultato raggiunto nella Venezia insulare e a Mestre, è prova della grande attenzione e sensibilità della popolazione verso il tema trattato, come sottolineato dal sindacato. «La popolazione è perfettamente cosciente e preoccupata delle sorti del Sistema sanitario nazionale (Ssn), comprendendo che o si cambia rotta rapidamente o la sanità pubblica e universalistica in breve rimarrà un ricordo.
Politici e istituzioni sappiano che non convince più nessuno la narrazione “che va tutto bene”», affermano Daniele Giordano, segretario generale Cgil Venezia, Daniele Tronco, segretario generale Spi, Caterina Boato, segretaria generale Filcams e Cristiano Zanetti, segretario Fp Cgil. Il sindacato snocciola i numeri per rendere bene il quadro della situazione, per far capire come sia problematica: a mancare all’appello nel Veneziano sono più di mille operatori. Nello specifico, 631 in Usl 3 e 482 in Usl 4. Nel primo caso, il vuoto più grande riguarda i medici con 252 posti scoperti.
Nel secondo, a soffrire maggiormente della carenza di organico sono gli infermieri e le ostetriche, con 239 operatori mancanti. E la Cgil non potrebbe non essere più preoccupata per le 70 mila prestazioni in galleggiamento, ovvero quelle non erogate nei termini prestabiliti. Già all’inizio della campagna contro i tagli, il sindacato aveva ricordato come il superamento delle liste d’attesa e l’effettiva concretizzazione del diritto alla salute sono possibili solo «se il Governo e la Regione aumentano gli stanziamenti a favore della sanità, se si potenzia il numero di personale garantendo salari adeguati, se vi è garanzia occupazionale del personale degli appalti che ruota intorno al sistema salute e assistenza».
Per questo, si è deciso di scendere in piazza e di andare proprio nei luoghi in cui vengono effettuate le prestazioni medico-sanitarie, affinché il messaggio sia più forte, affinché le persone possano far sentire la propria voce per chiedere un cambio di rotta
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