Nuovo Governo, all’improvviso cambiano le regole per gli scavi dei canali in laguna
Al Ministero dell’Ambiente la nuova dirigente Orsola Renata Maria Riello smentisce il predecessore: per i lavori nel canale dei Petroli non serve più la Valutazione d’impatto ambientale. Si temono effetti devastanti
Alberto Vitucci
Il continuo cambio di pareri toglie la certezza delle norme che governano il delicato equilibrio degli interventi in laguna
Due pareri legali di segno opposto. Il nuovo dirigente del ministero per l’Ambiente cancella l’obbligo della Valutazione ambientale sui nuovi progetti del canale Malamocco-Marghera. E scrive esattamente il contrario del suo predecessore.
Lo spoil-system produce anche questo. Le norme non sono più una certezza. Ma una libera interpretazione soggetta alla politica.
Questa l’accusa mossa dalle associazioni ambientaliste, che sull’annosa questione dei lavori e dello scavo del canale dei Petroli, progetto dell’Autorità portuale, avevano inviato al ministero un dettagliato esposto in data 23 gennaio 2023.
Chiedevano di ribadire l’obbligo di Via (Valutazione di Impatto ambientale) per un progetto che prevede grandi lavori in laguna e un nuovo marginamento in pietrame di 7,2 chilometri davanti alle Casse di colmata.
«Compromette le azioni di ripristino ambientale e floro-faunistico della laguna e della Casse di colmata» scrivono i comitati, «e anche i lavori già eseguiti nelle Casse di colmata a Marghera con fondi pubblici dal Magistrato alle Acque negli anni 1988-1994».
L’erosione delle barene, scrivono gli ambientalisti, si può evitare riducendo la velocità delle navi in transito e utilizzando morfologìe tradizionali, di tipo lagunare, non con materiali non previsti dal Palav come il pietrame.
Per questo gli esponenti ambientalisti avevano incassato il punto, con il decreto firmato dal direttore generale del ministero Rillo Montanaro nel 2021. Il dirigente prescriveva allora l’obbligo di Via al progetto per la conterminazione.
Adesso, cambiato il governo e cambiati i dirigenti ministeriali, arriva il parere esattamente opposto. Che autorizza a proseguire senza la Valutazione.
«Un fatto grave» scrive Stefano Boato, docente Iuav, per molti anni esperto del ministero dell’Ambiente per la laguna, «perché non viene svolta alcuna analisi, ma si prende semplicemente atto di quanto dichiarato dal Porto e dal Provveditorato alle Opere pubbliche».
Nella lettera di tre pagine inviata alle associazioni, la nuova dirigente del ministero e della Direzione generale Valutazioni ambientali Orsola Renata Maria Riello stabilisce che «il nuovo progetto non appare ricadere nelle categorie progettuali di competenza statale di cui al decreto 152 del 2006, e dunque la scrivente Direzione non ravvisa le condizioni per l’applicazione delle misure cautelative e sanzionatorie previste dal decreto».
Cioè: la Valutazione di Impatto ambientale non è più necessaria, anche se l’aveva richiesta lo stesso ministero.
Porto e Provveditorato hanno dichiarato che «il nuovo progetto non afferisce ad opere portuali, e che il dragaggio dei canali portuali “non rientra tra le modifiche progettuali da sottoporre a Valutazione Ambientale». Una tesi sostenuta anche dall’Avvocatura dello Stato veneziana. Secondo i burocrati del ministero si tratterebbe dunque di un nuovo progetto rispetto a quello che doveva essere sottoposto alla Valutazione. «Non è così», si infiamma il professore Boato. Se la nuova tesi dovesse passare, insieme all’approvazione definitiva del nuovo Protocollo fanghi, i nuovi scavi in laguna per i canali portuali potrebbero partire. Opere necessarie e urgenti per Porto, Regione e Comune. Pericolose per l’ambiente e l’equilibrio lagunare secondo le associazioni. Partita aperta.
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