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La protesta di Graziano Teso, ex sindaco di Eraclea: «In carcere rifiuta il cibo e le medicine»

L’allarme del garante Marco Foffano che ha incontrato l’ex sindaco in cella. «Situazione molto critica, perché è anziano e in condizioni di salute non buone»

Roberta de rossi
1 minuto di lettura

L'ex sindaco di Eraclea Graziano Teso

 

Da domenica, Graziano Teso rifiuta il cibo e le sue medicine: l’ex sindaco di Eraclea protesta così – dalla sua cella al carcere di Santa Maria Maggiore – contro una detenzione che ritiene incompatibile con le sue condizioni di salute. Nei giorni scorsi – dopo un malore – era stato portato in ospedale all’Angelo per accertamenti.

Ma dopo essere stato assistito e curato, era stato riportato in carcere, dove sta scontando la condanna irrevocabile a 2 anni e 2 mesi di reclusione per concorso esterno all’associazione di tipo mafioso dei “Casalesi di Eraclea”, così come hanno ritenuto in tutti i gradi di giudizio – fino alla Cassazione – i giudici che si sono occupati del processo agli indagati che avevano scelto il rito abbreviato, mentre in aula bunker è alle battute finali il processo di primo grado contro i presunti capi clan e decine di sodali.

A dare l’allarme sulle «condizioni di salute critiche di Teso» e avvertire il sui avvocati difensori Dimitri Girotto e Daniele Grasso è stato il Garante privati libertà, l’avvocato Marco Foffano, che ha incontrato Teso nel corso di una visita a Santa Maria Maggiore.

«Per il mio compito di garante, effettuo periodicamente visite in tutti gli istituti», spiega l’avvocato Foffano, «e così ho incontrato Teso.

L’ho trovato provato per le sue condizioni di salute, che ritiene incompatibili con la detenzione in carcere. Rifiuta sia il vitto, sia la terapia medica. Ho segnalato subito la situazione alla direzione e all’area sanitaria: lo faccio sempre quando un detenuto indica criticità e qui ce ne sono.

Non entro nel merito della sua situazione giudiziaria, ma Teso è una persona anziana e apparentemente abbisognerebbe di migliori cure, anche se è stato affiancato in cella da un detenuto, che aiuta».

«In Italia c’è un problema strutturale di sanità penitenziaria, una criticità generale», conclude l’avvocato-garante Foffano, «relativa alla difficile convivenza tra amministrazione penitenziale e realtà sanitaria, che ha una gestione diversa: non è semplice, anche per i casi trattati, soprattutto extracomunitari. Serve migliore attenzione da parte degli enti. Mi ripropongo di segnalare la cosa a livello territoriale e regionale. Il caso Teso non è l’unico, va a rimarcare una situazione difficile a livello nazionale».

Cronico, a Santa Maria Maggiore, il problema del sovraffollamento: 230 detenuti a fronte di una capienza per 168. Quanto a Teso, i suoi legali stanno attendendo che il Tribunale di sorveglianza fissi l’udienza per decidere sulla richiesta di differimento della pena o su forme di misura alternative al carcere.

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