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Una rete tra chiese venete contro l’omofobia: veglia di preghiera per i diritti Lgtb

Quattro chiese di Mestre, Padova, Treviso e Vicenza apriranno le porte venerdì 19 maggio a tutto il mondo arcobaleno: «Un dialogo per tutti»

Mitia Chiarin
Aggiornato alle 1 minuto di lettura

Quattro chiese aperte per la giornata contro l'omotransfobia

 (lapresse)

Ha una portata storica la veglia di testimonianza e preghiera che si svolgerà in quattro chiese venete, tra Mestre, Padova, Treviso e Vicenza, in occasione della giornata del 19 maggio in cui in tutto il mondo la bandiera arcobaleno, simbolo del movimento LGBT+ assieme a cittadini e cittadine attenti, si sventola contro l’omotransfobia.

A Mestre la chiesa del Sacro Cuore di via Aleardi apre il 19 maggio le porte ai gruppi LGBT+ cattolici. E lo stesso fanno, nel medesimo giorno, le chiese di Santa Sofia a Padova, di San Giuseppe a Treviso e di San Carlo a Vicenza.

Alla veglia a Mestre partecipano giovani, genitori, famiglie intere ma anche sacerdoti attenti, gruppi scout e la chiesa Valdese, che è stata tra le prime ad aprire il dialogo con la comunità Lgbt+.

«Negli anni passati vi erano state delle iniziative isolate, ora assistiamo all’attenzione della Diocesi e questo significa molto. È la apertura di un dialogo, un processo delicato ma importante per cercare di andare oltre le reciproce differenze e le nette contrapposizioni del passato» spiega Elia Cornaglia del gruppo “Più grande è l’amore” di Venezia e Treviso che coinvolge una ventina tra ragazzi e ragazze che lavorano su una tematica decisamente importante: si sentono cattolici e vogliono vivere la loro fede come tutti gli altri.

Ma per secoli la chiesa cattolica ha sbarrato le porte a lesbiche ed omosessuali, ritenendo un peccato quello che invece è il loro orientamento sessuale. Ora, con un percorso decisamente atteso, qualcosa si muove. Via indicata dal Sinodo e dalle parole di papa Francesco dello scorso gennaio. «A chi vuole criminalizzare l’omosessualità vorrei dire che si sbaglia», aveva ribadito il Pontefice in una intervista, evidenziando che «essere omosessuali non è un crimine». Ma il processo è ancora in via di costruzione.

Alla veglia nella chiesa di Mestre, spiega Elia, potranno partecipare anche i laici e l’appuntamento sarà un dialogo collettivo, che si snoderà attraverso tante testimonianze personali sul rapporto tra fede e sessualità delle persone. A volte vissute con sofferenza, altre con conflittualità.

A Mestre da anni è attivo anche un gruppo di genitori con figli omosessuali, cattolici, che fa parte della rete nazionale “3voltegenitori” e che opera affinché all’interno della Chiesa vengano finalmente abbattuti i muri di intolleranza ed incomprensione e siano costruiti ponti di accoglienza ed amore eliminando il concetto di “diversità”.

Genitori che chiedono l’annuncio della “Buona Novella di Gesù agli scartati e alle scartate”, che sono i loro figli. Ci saranno anche loro all’appuntamento. La veglia di Mestre «sarà anche l’occasione per rivolgere una preghiera collettiva a ricordo delle vittime dell’omotransfobia», ricorda Elia.

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