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Venezia, stato di agitazione proclamato dai portuali

Al via le trattative sul nuovo bando per la fornitura di manodopera, scontro tra i sindacati e l’Autorità guidata da Di Blasio

Eugenio Pendolini
2 minuti di lettura

Un lavoratore del Porto 

 

I lavoratori portuali di Venezia proclamano lo stato di agitazione. Il terreno di scontro con l’Autorità di sistema portuale è il nuovo bando per la fornitura in via esclusiva di manodopera nei due scali di Marghera e Chioggia. Scaduto nell’aprile 2022, fino ad oggi i rapporti di lavoro per i 147 dipendenti più trenta interinali – tra cui stivatori, gruisti e commessi – sono proseguiti in regime di proroga. Ora però entrano nel vivo le trattative in vista del nuovo bando. Il primo, dalla riunificazione amministrativa sotto la medesima Autorità dello scalo lagunare e di quello clodiense. E i sindacati pretendono garanzie non solo sul mantenimento di tutti i posti di lavoro, ma anche sui livelli retributivi e sulle mansioni dei dipendenti.

La crepa nei rapporti tra le parti risale a giovedì dopo un incontro tra l’Autorità portuale e le sigle sindacali di Fit Cisl, Filt Cgil, Uilt. Sul tavolo, la garanzia della clausola sociale per salvaguardare i lavoratori attualmente impiegati presso la Nuova compagnia lavoratori portuali di Venezia e, a Chioggia, presso la Serviport Scarl.

Da entrambe, per il momento, filtra grande preoccupazione. In totale, si parla di 120 dipendenti nello scalo di Venezia a cui si aggiungono una trentina di lavoratori interinali, più 27 dipendenti nello scalo di Chioggia.

Secondo le prime indicazioni, il nuovo bando dovrà unificare sotto un’unica cooperativa i lavoratori dei due scali. «È fondamentale parlare di clausola sociale, ma il problema è che non abbiamo ancora garanzie del numero preciso dei lavoratori che dovranno essere impiegati», denuncia Marino De Terlizzi, segretario Fit Cisl Veneto, «abbiamo chiesto dettagli sulla quantità di lavoro e tipologia dei turni, sulle retribuzioni e sul numero di lavoratori che si intende impiegare ma non abbiamo ricevuto garanzie».

Il nuovo bando dovrebbe includere 150 lavoratori. Se i numeri dovessero essere confermati, a restare fuori sarebbero una trentina di lavoratori interinali. Non è tutto. «Il bando durerà due anni più altri due opzionabili», aggiunge De Terlizzi, «anziché quattro più quattro come i precedenti: abbiamo seri dubbi su questa breve durata che preclude la possibilità di investimenti a lungo periodo delle cooperative». A contestare metodo e merito della trattativa in corso è anche Renzo Varagnolo (Filt Cgil): «Viene toccata l’organizzazione del lavoro. Enro martedì prossimo ci è stato chiesto di esprimere le nostre valutazioni, ma è impossibile senza aver nemmeno ricevuto un documento scritto».

Duro il giudizio di Federica Vedova (Filt Cgil) nei confronti dell’Autorità: «Quando si allargano le mansioni senza dare indicazioni chiare, l’impressione è che non si sappia di cosa si sta parlando e di come si lavori nel porto». L’accento sul problema delle mansioni giornaliere intercambiabili è invece evidenziato da Andrea D’Addio (Uil Trasporti).

Da parte sua, ecco la replica dell’Autorità di Sistema Portuale: «Riconosciamo pienamente la qualità, il valore e la professionalità dei lavoratori che operano in entrambi gli scali e, proprio per questo, abbiamo proceduto giovedì a effettuare le prime audizioni con tutti i soggetti interessati nel corso dei quali si è dato avvio a un percorso finalizzato a discutere delle linee guida che porteranno alla redazione del bando di gara. Altri i incontri seguiranno volti a individuare la migliore configurazione della procedura». Si preannuncia una primavera calda.

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