Casa di riposo degli orrori di San Donà, il Riesame respinge il ricorso degli Oss: restano in carcere
Confermate le misure, dopo il deposito della sentenza sarà possibile il ricorso. Maschietto, presidente Ipab: criteri di selezione decisi anche da chi oggi ci accusa
Roberta De Rossi Giovanni Cagnassi
Arresti confermati. Il Tribunale del Riesame ha respinto in blocco i ricorsi presentati dai legali dei quattro operatori della casa di riposo «Monumento ai Caduti delle guerre», sia per quanto riguarda gli indagati finiti in carcere (Fabio Danieli e la compagna Maria Grazia Badalamenti) e chi ai domiciliari (Anna Pollazzon e Margie Rosiglioni).
Seppur con episodi più o meno numerosi e gravi, sono tutti accusati dal pm Andrea Petroni di maltrattamenti e vessazioni nei confronti di un gruppo di anziani ospiti del «reparto viola» della struttura per anziani. In generale le difese hanno sostenuto che non vi sia rischio di reiterazione del reato, né di inquinamento delle prove e ricordato che i loro clienti non hanno precedenti.
C’è chi parla di «clamore mediatico» che avrebbe condizionato la decisione (avvocato Zannier per Danieli), chi come l’avvocato Zanata per Pollazzon rileva come siano solo 3 i giorni di servizio contestati alla sua assistita. Chi, come l’avvocato Zampini per Badalamenti, attende le motivazionid el riesame e chi, come l’avvocato pavan, parla di «errore giuridico del Riesame».
Tant’è, i giudici hanno deciso diversamente, confermando le misure cautelari: bisognerà attendere il deposito della sentenza per comprendere il perché. Poi potranno fare ricorso in Cassazione. In tanto restano agli arresti.
Intanto - dopo le accuse mosse da alcuni parenti al cda della casa di riposo Monumento ai Caduti - parla Giorgio Maschietto, presidente Ipab San Donà, la parte pubblica.
E per prima cosa ricorda che anche chi siede oggi all'opposizione in passato ha ricoperto ruoli nei Cda e partecipato alle selezioni del personale. Intanto, il segretario della Lega, Alberto Schibuola, si aggiunge alla schiera di chi chiede le dimissioni del Cda e anche di sindaco e vice sindaco.
«Leggo e sento troppe cose inesatte in questi giorni», riflette Maschietto, «i quattro arrestati sono tutti ex dipendenti Ipab che sono stati assunti a tempo indeterminato tra il 2000 e il 2011 anche con concorsi interni. Se i criteri di selezione stabiliti da quel Cda oggi si sono dimostrati fallaci, è a quel Cda che bisogna chiedere conto: vi sedeva qualcuno che oggi siede proprio sui banchi dell’opposizione». «Non è in un Consiglio comunale», aggiunge, «tanto più se animato solo da furore iconoclasta e senza una reale volontà di appurare realmente le cose, la sede più adatta per rassegnare le dimissioni di un Cda. Infatti, condivido totalmente la scelta di Regione e Usl di non presentarsi e le parole del sindaco Cereser: si è trattato di un Consiglio chiesto strumentalmente solo per fare campagna elettorale.
E dove i consiglieri di minoranza hanno dimostrato di sapere e studiare poco, confondendo l’Ipab con una partecipata del Comune, mentre Ipab è realtà totalmente autonoma». «Firmano i bilanci comunali», conclude il presidente di Ipab, «ma evidentemente non li leggono.
E faccio di nuovo presente che è stata proprio Ipab e il suo presidente a segnalare per prima ai vertici di Isvo e al sindaco Cereser i casi di sospetti maltrattamenti». Pasquale Iennaco, esponente della Lega, ha proposto che accanto allo striscione «Verità per Giulio Regeni» sia affisso nel palazzo municipale anche quello che titola “Verità per la casa di riposo”, sorretto dai familiari degli anziani al Consiglio straordinario.
«Ci sono morti e vittime sandonatesi e del territorio», dice Iennaco, «nostri concittadini, senza nulla togliere a Giulio Regeni».
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