Magliette con lo slang veneziano. «Offensive»: tolte dalle vetrine
Confesercenti denuncia: «Uno sfregio alla città». L’azienda che le produce le rimuove dal sito di shopping online
Maria Ducoli
Le magliette con alcune espressioni veneziane contestate. Qui sopra, Cristina Giussani (Confesercenti)
Ghe sboro, va’ in mona, ciò, òstrega. Espressioni che si sentono tutti i giorni in calle, in coda al supermercato, agli imbarcaderi. Esclamazioni che fanno parte del linguaggio tipicamente veneziano e usate per situazioni diverse, ma mai in modo offensivo.
Le frasi volgari accostate ai monumenti
Un negozio di abbigliamento e scarpe, “Atipici” – un’azienda torinese che dal 2013 è arrivata nelle principali città del Nord Italia – che è aperto da qualche mese in campo San Geremia, ha pensato di stampare delle t-shirt. In cotone, con sfondo bianco, unisex, le magliette con le espressioni veneziane sono accostate al leone di San Marco, alla gondola e a una maschera di Carnevale. Costano 29 euro e sono acquistabili, oltre che nel negozio, anche su Internet. In vetrina hanno subito attirato l’attenzione dei tanti passanti che ogni giorno attraversano Strada Nuova.
L’intervento di Confesercenti
Ma queste magliette non sono piaciute a Confesercenti, che parla di frasi «offensive per la città». Cristina Giussani, presidente di Confesercenti Metropolitana Venezia Rovigo e titolare della libreria “Mare di carta”, è tranciante: «Uno sfregio alla città di Venezia», sibila indignata. Da anni, come presidente di Confesercenti, è impegnata nella salvaguardia della città e, spiega, «nell’elevare il livello dell’offerta commerciale e culturale di Venezia».
Le t-shirt di “Atipici” sono accostate al più grande problema del decoro della città: «Siamo sommersi da addio ai celibati e nubilati, tuffi in canale che diventano virali e, ora, anche vetrine in luoghi di forte passaggio che non sono altro che un inno di volgarità e goliardia», continua Giussani. Il ghe sboro, insomma, non piace. Non in una maglietta da indossare, non sulle vetrine cittadine. «A fronte di un nostro impegno costante, non possiamo che essere amareggiati di fronte all’ennesima ferita inferta alla città», aggiunge Giussani.
Ritirate dal web
Possono delle magliette scatenare tanta reazione? I titolari del negozio di campo San Geremia preferiscono non rispondere e allontanano ogni commento. «Non siamo autorizzati a rilasciare dichiarazioni». Ma nel frattempo tolgono le magliette più discusse, che non si trovano più nemmeno sul sito della società “Atipici”.
Le commesse fanno sapere che se non sono più acquistabili online, è possibile trovarle in negozio. In qualche angolo, andando a cercare bene, forse. Perché dalle vetrine dove fino a ieri si trovavano, sono state rimosse.
Via le magliette, dunque. Confesercenti dunque ottiene un primo risultato. Anche se probabilmente le t-shirt incriminate torneranno presto in commercio. A grande richiesta.
La difesa dell’assessore
Magliette contestate a Venezia, Costalonga: "Quei termini fanno parte della tradizione di Venezia"
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