Corruzione e tangenti a Santa Maria di Sala. Chiuse le indagini: «Sodalizio criminoso stabile»
Ecco gli esiti dell’inchiesta della Procura sugli ex sindaci Nicola Fragomeni e Ugo Zamengo, oltre ai dirigenti del Comune. Per Fragomeni e la moglie Sabina Giacomin anche l’accusa di peculato per 500 euro di buoni spesa per il Covid
eugenio pendolini
Da sinistra Ugo Zamengo e Nicola Fragomeni
Uno «stabile sodalizio criminoso». Così l’avviso di chiusura delle indagini, recapitato ieri dalla Procura ai difensori degli indagati, descrive i rapporti tra l’ex sindaco di Santa Maria di Sala Nicola Fragomeni, il consigliere comunale Ugo Zamengo, il geometra Carlo Pajaro e l’architetto Marcello Carraro.
Per tutti e quattro, come emerso allo scoppio del caso, l’accusa è di aver dato vita a un’associazione per delinquere finalizzata a incassare denaro e regalie da venditori di terreni e imprenditori acquirenti: tangenti in cambio di atti essenziali a valorizzare le aree e permettere gli interventi.
La fine delle indagini, ecco quanto è emerso
La chiusura delle indagini segue l’ordinanza con la richiesta delle misure cautelari nei confronti degli indagati, tra cui gli imprenditori padovani Mauro Cazzaro e Battista Camporese, confermando nella sostanza l’impianto accusatorio. Sparisce tra gli indagati il dg di Veritas Andrea Razzini.
Tra gli elementi nuovi che emergono, anche l’accusa di peculato nei confronti di Fragomeni e della moglie Sabina Giacomin, per essersi impossessati di 50 buoni spesa del valore di dieci euro ciascuno destinati alle famiglie colpite dall’emergenza Covid e poi utilizzati per fare acquisti nel supermercato Mega di Santa Maria di Sala e Coop di Vigonza.
Con la chiusura delle indagini firmata dalla pubblico ministero Federica Baccaglini, la Procura si prepara ora alla richiesta di rinvio a giudizio.
Nell’avviso recapitato agli avvocati difensori, emergono con chiarezza quelli che secondo l’accusa sono stati i ruoli del «sodalizio» composto dai quattro indagati, da gennaio agli arresti domiciliari.
Il promotore e l’organizzatore
L’ex sindaco Fragomeni viene individuato come il «promotore» che avrebbe sfruttato il proprio ruolo per «indirizzare le scelte urbanistiche». L’ex consigliere comunale Zamengo avrebbe invece ricoperto il ruolo di «organizzatore»
. Forte della sua lunga esperienza politica, avrebbe infatti suggerito all’ex sindaco le strategie da adottare per rendere gli atti amministrativi «funzionali all’indebito arricchimento».
Il geometra Carlo Pajaro e l’architetto Marcello Carraro, invece, sarebbero stati meri «partecipi», alla stregua di bracci operativi.
Come nel caso - da cui è partita l’inchiesta - dell’architetto che sarebbe stato indotto a promettere denaro in cambio del cambio di destinazione del terreno dove sarebbe dovuta sorgere una casa di riposo.
Un affare che avrebbe fruttato una tangente dal 10 al 15% del valore complessivo dell’operazione pari a 370 mila euro. Tra le accuse verso l’ex sindaco, anche quella di abuso d’ufficio per aver favorito l’azienda di famiglia nella vendita di mascherine nei giorni del lockdown per società partecipate come Actv, Veritas.
Nelle carte viene anche confermata l’accusa di corruzione nei confronti degli imprenditori padovani Cazzaro e Camporese, oltre che di Fragomeni, Zamengo e Carraro. Infine, tra le novità anche l’accusa di rivelazione di segreti d’ufficio nei confronti dell’ex sindaco Fragomeni, difeso dall’avvocato Fogliata, per una soffiata ai vertici del Tom Village che di fatto annunciava per il giorno successivo una visita a sorpresa di vigili del fuoco e Spisal. Le accuse dovranno poi essere dimostrate in sede di giudizio.
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