Portogruaro, è morto a 54 anni il barman Stefano Rosson
Fatali un polmonite, il Covid e le complicanze della malattia. Il saluto di Roberto Pellegrini: «Scompare un vero campione di questa professione»
Rosario Padovano
Stefano Rosson aveva 54 anni
Martedì 28 marzo, all’ospedale di Portogruaro dove era ricoverato da tempo, si è spento Stefano Rosson, 54 anni, noto barman originario di Concordia Sagittaria e apprezzatissimo anche come gestore di locali. Da mesi era malato, dopo avere contratto una polmonite nel periodo in cui lavorava a Caorle, al bar Centralino, un locale innovativo del litorale, voluto da uno dei suoi migliori amici Max De Micco.
Poi sono sorte varie complicazioni tra cui la positività al Covid che ne ha indebolito le forze. Proprio De Micco, uno dei principali “creatori” delle notti nei locali del centro storico caorlese, ha ufficializzato la notizia. «Ho perso un fratello» ha detto «l’ho voluto personalmente io al Centralino, per un debito di riconoscenza. Era stato lui a insegnarmi tutto, e io ho appreso da lui i segreti di questo mestiere. È una perdita molto dolorosa».
Il nome di Stefano Rosson è legato soprattutto a Portogruaro. Ha gestito con grande competenza il bar Fly di Borgo Sant’Agnese; poi il grande salto, la gestione del centralissimo bar Roma. Ha accumulato varie esperienze anche durante le stagioni turistiche invernali.
Si è quindi spostato al Tergesteo di Abano Terme, città in cui si era trasferito per un periodo. Nella città padovana ha collaborato anche al Grand Hotel e al Tritone. Quest’anno avrebbe dovuto avviare una collaborazione con il Clemente Bar al San Clemente Palace Kempinski di Venezia.
Tra i vari messaggi di cordoglio c’è quello del famoso barman Roberto Pellegrini, papà della campionessa olimpionica e mondiale di nuoto, Federica: «Scompare un vero campione della professione più ammirata ma non sempre la più facile dietro al banco».
Stefano Rosson con competenza, fantasia e il suo sorriso guascone, ma sempre rassicurante, metteva a proprio agio il cliente. Frequentare il suo locale era come aprire la porta di casa e invece di trovarsi a parlare con un amico sembrava di scambiare i propri pareri con un familiari. Un fratello, come lo considerava, appunto, Max De Micco. Si attende il nulla osta per conoscere la data dei funerali.
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