Così il ministro Sangiuliano detta la “nuova cultura” di destra. «Venezia avrà un ruolo fondamentale»
Sangiuliano contro «l’egemonia della sinistra» promuove un modello da Marinetti a Zeffirelli, passando per Gramsci
Enrico Tantucci
Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, vuole Venezia e le istituzioni culturali al suo fianco – a cominciare dalle università – per contribuire a diffondere quell’ «immaginario italiano nel mondo», come lo definisce, che gli sta particolarmente a cuore e che significa anche un ripensamento del sistema di valori fino ad oggi trasmesso.
Questa la sintesi estrema del lungo discorso – infarcito di citazioni storiche, letterarie e filosofiche, in cui ha fatto sfoggio di erudizione – che Sangiuliano ha pronunciato nell’Aula Baratto dell’Università di Ca’ Foscari, per una “lectio” a cui erano invitati i rappresentanti delle principali istituzioni culturali veneziane.
A cominciare dalla padrona di casa, la rettrice Tiziana Lippiello, che ha ribadito: «Serve un Piano condiviso per la cultura e la sua valorizzazione nel mondo, obiettivi comuni pur nelle ovvie specificità, e anche una narrazione nuova, che metta in evidenza non solo la bellezza, ma anche i talenti, l’innovazione, la creatività».
Terza visita in pochi mesi
È la terza volta in cinque mesi dalla sua nomina, come lui stesso ha ricordato, che il ministro della Cultura fa tappa a Venezia e non solo per l’amicizia personale che lo legava già prima della nomina al sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, e al presidente della Regione, Luca Zaia, al suo fianco sul palco.
«Parte una collaborazione, io spero molto intensa, con l’università di Ca’ Foscari», ha detto il ministro, «ma spero con l’insieme delle istituzioni veneziane. La cultura della Serenissima, insieme a quella greca e romana, e a quella medicea toscana, è una delle basi del nostro sistema. L’Italia è una super potenza culturale nel mondo e i suoi monumenti fanno parte dell’ambiente, non meno degli spazi culturali che la circondano.
La globalizzazione ha determinato un appiattimento dei valori e la democrazia, a mio avviso, è possibile solo in uno spazio nazionale. L’egemonia della sinistra, in questi anni, in Italia ha condizionato le università, l’editoria, le istituzioni culturali, ma ora vogliamo proporre un modello nuovo e in questa chiave Venezia resta una parte fondamentale dell’immaginario italiano».
I modelli della “neocultura”
Nella costruzione di questo modello, Sangiuliano ha fatto anche un lungo elenco di personalità del sistema culturale italiano passato e presente. Da Marinetti, Prezzolini, Longanesi fino a Gramsci, Sorrentino, Gassman, Zeffirelli, tra gli altri.
Ma si è detto pronto anche a raccogliere la richiesta di fare sistema, arrivata dalle varie istituzioni, e anche quello di dedicarsi alla formazione, come ha sottolineato il presidente della Biennale Roberto Cicutto, che ha citato la ricerca in corso con le maggiori università italiane, tra cui Ca’ Foscari e Iuav.
Pienamente d’accordo anche Zaia, che ha definito Sangiuliano «diversamente veneto», e ha ricordato come il turismo sia la maggiore industria della regione, con 18 miliardi di euro di entrate annue, dovute però anche alla cultura e al sistema di istituzioni che la innervano, in particolare a Venezia.
E Brugnaro ha ricordato come «abbiamo lanciato il progetto di “Venezia città campus”, nell’ambito di un obiettivo ancora più ambizioso, in cui crediamo molto: “Venezia capitale mondiale della sostenibilità”. Ispirandoci al modello Boston, vogliamo proporre una rinascita fondata sulla tecnica e sulla ricerca».
Quanto ai ritardi sull’uso dei Fondi del Pnrr – che oggi mettono in pericolo anche la realizzazione di quel Bosco dello Sport, che tanto sta a cuore a Brugnaro – Sangiuliano ha detto che il ministero della Cultura ha le carte in regola per l’impiego dei suoi 4 miliardi, rispettando le scadenze. E ha annunciato anche il lancio della Capitale annuale italiana dell’arte contemporanea, che sarà riservato però non alle grandi ma alle piccole città.
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