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Il portiere d’albergo pestato dal branco: «Ho avuto paura, soprattutto per mia mamma»

Marghera, il racconto di Alessio Wang: «Mi hanno salvato gli operai. Questo non è razzismo ma violenza». La madre: «Sono ancora sconvolta»

Marta Artico
Aggiornato alle 2 minuti di lettura

Alessio Wang (si è fatto fotografare e ha consentiro alla famiglia di fornirci la foto) e a fianco la mamma

 

Alessio Wang, il giovane portiere dell’albergo di Marghera pestato mercoledì da un gruppo di giovani, è ancora dolorante.  «Sono intervenuto per aiutare mia mamma» racconta Alessio Wang, che parla, poco e con una voce sofferente, ma ancora non ci vede da un occhio «lei gli aveva detto di non fare la pipì. Uno di loro è venuto verso di me e mi ha sferrato un pugno. Sono caduto subito a terra e da quel momento non riuscivo più a vederci. Sentivo mia mamma che urlava, gridava. Ma sono arrivati gli altri due, io non li ho visti, me l'hanno detto, io ricordo che mi arrivavano calci e pugni da tutte le parti. Sentivo i colpi, le grida di mia madre».

Racconta ancora: «Per fortuna sono arrivati gli operai che ci hanno aiutato e hanno anche preso la targa di questi ragazzi».

E’ riuscito a vederli?

«Solo quello che è venuto per colpirmi, era straniero, credo dell’Est Europa. Gli altri no, mi hanno solo colpito».

Paura?

«Tanta, temevo che facessero male a mia mamma, ero a terra, non ci vedevo. Alla fine è meglio che sia andata così, che se la siano presa con me» .

Riesce a dormire?

«Ci provo».

Cosa prova?

«Tanta rabbia per quello che è successo. Spero non accada mai a nessuno, e spero li prendano, perché gli indizi ci sono tutti».

Perché lo hanno fatto? c'entra il razzismo?

«No, il razzismo no. Non so perché lo abbiano fatto, ma erano sbandati e vista la viiolenza, immagino avessero preso qualche cosa».

La mamma 

«Sono sconvolta», confessa la madre di Alessio Wang, Juin Huifen, «Quando qualcuno mi si avvicina, mi sembra di rivivere l’incubo, ho il terrore che mi aggrediscano».

E aggiunge: «Mercoledì io e mio figlio ci stavamo dando il cambio. A un certo punto ho visto uno di questi ragazzi che faceva i bisogni contro la vetrata, gli ho detto due parole “Non puoi fare la pipì qui”. Solo questo. Lui mi ha risposto “perché no?” ed è venuto verso di me, allora sono scappata verso la porta. Mio figlio mi stava aprendo per farmi entrare e gli ha detto solo di andare via, niente altro. E lui lo ha preso a pugni di scatto, senza lasciargli nemmeno il tempo di dire altro. Prima lo ha picchiato solo uno, poi sono smontati dall’auto gli altri due e hanno fatto il resto. Se i clienti dell’hotel non ci avessero aiutato, non so cosa sarebbe accaduto. Dopo ho il buio, mi sono messa a urlare, urlavo e basta. Abbiamo denunciato perché non vogliamo accada ad altri quello che è successo a noi».

Aveva mai visto queste persone? «Assolutamente no, io per lo meno non li conosco e non li ricordo qui attorno».

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