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il lutto

E morto Franco Donati, anima del Pci di Venezia

Donati si è spento a 79 anni. In tanti ricordano la sua intelligenza e lealtà. Domani i funerali in sala San Leonardo

Alberto Vitucci
2 minuti di lettura
Franco Donati aveva 79 anni 

Quando non c’era Internet e i sondaggi non esistevano, le campagne elettorali si decidevano all’ultimo voto. Franco passava le notti prima delle elezioni attaccando manifesti, organizzando eventi e gruppi di militanti che distribuivano volantini e “santini” dei candidati ovunque.

Franco Donati se n’è andato la mattina del 27 marzo  in casa sua, dopo una lunga malattia. Aveva appena compiuto 79 anni. Era l’anima e l’immagine pubblica del Pci di Cannaregio, poi del Pds-Ds, infine del Pd. Aveva restituito la tessera nel 2007, aderendo ad Articolo 1 di Bersani.

Ma la storia di Franco, un omone burbero e buono che non si tirava mai indietro, è la storia del Pci di Cannaregio e del partito a Venezia.

Una storia che comincia con la sua adesione ai “Pioneri” di Gianni Rodari, quando non aveva nemmeno 14 anni. Continua nella storica sezione Giuseppe Di Vittorio. Lui abitava a pochi metri da lì, in una casa al piano terra di corte Alberagno che affaccia sul rio della Sensa.

Le sere del Redentore organizzava tavolate con i compagni e i militanti. Occasione per far festa, ma soprattutto per organizzare iniziative politiche.

Franco era stato in prima fila negli anni Settanta, quando il Pci era arrivato al governo della città insieme ai socialisti di Mario Rigo e Gianni De Michelis. Un esperimento politico che vedeva nascere per la prima volta in Italia le “giunte di sinistra”.

Poi alla fine degli anni Ottanta l’altro laboratorio della giunta rossoverde, con Antonio Casellati e Cesare De Piccoli. La Federazione era a San Leonardo, a due passi da casa. Donati era un buono, ma sapeva indignarsi quando il partito compiva scelte che non gli andavano.

«Troppi democristiani candidati!», diceva. E «troppo poche le iniziative per sostenere le battaglie della sinistra».

Diventa segretario dei portuali del Pci, quando lo scalo veneziano è una roccaforte della sinistra e il Fronte del porto distribuisce lavoro e politica. Fino a poche settimane fa aveva continuato le sue battaglie politiche.

Le primarie per sostenere Elly Schlein. Criticava, contestava, ma alla fine la sua lealtà lo portava sempre a dare una mano e a sostenere la linea del partito.

«Se ne va un compagno esemplare, che ha dato la sua vita per il Pci», lo ricorda Giorgio Nardo. «Ci lascia un uomo di grandi valori, la cui serietà e affidabilità erano riconosciute da tutti», scrivono in una nota il segretario nazionale di Articolo 1 Michele Mognato, ex vicesindaco, Gabriele Scaramuzza, segretario regionale e Gianluca Trabucco segretario metropolitano di Articolo 1.

Il fratello Lallo, imprenditore edile, scomparso pochi mesi fa dopo la sorella, gli dava una mano a sistemare la sede e i locali della Di Vittorio, mitico luogo di incontro dei partigiani e poi dei militanti della sinistra.

La sede adesso è stata riaperta dalla Fondazione Rinascita, che ne è proprietaria, guidata da Pierangelo Molena. Gli avevano affidato l’incarico di riordinare l’archivio, che racconta della storia del Pci e della Venezia del Dopoguerra.

Lui preferiva pensare a riorganizzare il partito, a lanciare iniziative per riconquistare la fiducia degli elettori. «Una grande forza», dice il suo amico Massimo Lanza, che lo ha seguito nelle ultime ore di vita.

I funerali di Franco Donati in forma civile si terranno mercoledì 29 marzo alle 11 in sala San Leonardo a Cannaregio.

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