I commercianti veneziani dopo il mancato blitz degli anarchici: «Basta manifestazioni non autorizzate in città»
Torna la normalità dopo il temuto corteo degli anarchici in città. Confesercenti: «Danni per le chiusure». Aepe: «Plauso alla polizia»
Eugenio Pendolini
Tempo di bilancio e riflessioni dopo il mancato assalto degli anarchici a Venezia. Sciolto l’enorme dispiegamento di forze che ha blindato la città, il giorno dopo il corteo non autorizzato a tornare alla normalità sono anche i tanti bar e locali che sabato, temendo il peggio, avevano coperto le vetrine con sacchetti neri, tavole di compensato inchiodate, cartoni di ogni tipo.
È questa immagine ad aver colpito soprattutto le associazioni di categoria. Si temeva il peggio. Ma il peggio non è avvenuto, anzi. E così da un lato c’è chi denuncia i disagi ai residenti e i danni procurati alle attività campo Santa Margherita, dove era previsto il ritrovo degli anarchici. Dall’altro c’è chi sottolinea ancora una volta la fragilità di Venezia di fronte ad appuntamenti non autorizzati come quello di sabato.
A testimoniare il senso del pericolo scampato, basti pensare che anche commessi e commercianti dell’area di San Marco erano stati messi in guardia per i rischi del corteo non autorizzato: siamo ben distanti da Santa Margherita, ma la particolarità di Venezia fa sì che ogni eventualità, compresa quella di frange più violente che avrebbero potuto disperdersi nelle calli cittadine, era stata presa in considerazione.
«Qui manifestazioni di questo tipo non devono essere organizzate in aree dove insistono attività economiche». A parlare è Emiliano Biraku, rappresentante di Confesercenti: «Le attività hanno subito un danno ingiusto, chiederemo se è possibile ottenere un risarcimento. È stata una chiusura forzata, manifestazioni così non possono arrivare fino a Venezia, il nostro patrimonio cittadino non può essere messo a repentaglio».
Sovrastima dei manifestanti o cordone di sicurezza perfettamente funzionante, a voler vedere il bicchiere mezzo pieno è Tommaso Sichero di Aepe secondo cui «tutto sommato è stato meglio chiudere un giorno piuttosto che rischiare di far fronte a danni ben maggiori come è successo a Torino». Da qui il plauso dell’Aepe alle forze dell’ordine: «Il danno economico c’è stato e subirlo sono state ancora una volte le nostre attività. Solo nella zona di Santa Margherita una trentina di attività sono state costrette a chiudere per la preoccupazione: vetrine sbarrate in quel modo non si erano mai viste».
Articoli rimanenti
Accesso illimitato a tutti i contenuti del sito
1€ al mese per 3 mesi
Sei già abbonato? Accedi
Sblocca l’accesso illimitato a tutti i contenuti del sito
I commenti dei lettori