«Modello Roma Capitale per Venezia». Il nodo della governance e delle risorse
La proposta della Fondazione Pellicani al convegno sui cinquant’anni della Legge speciale. Il ruolo della politica
Francesco Furlan
Il convegno sulla Legge Speciale per Venezia
«Il Mose, se pur in modo provvisorio, è in funzione. Alcuni risultati sul piano della salvaguardia sono stati raggiunti. Ma ci sono delle criticità, nella governance dei problemi di Venezia, che erano state registrate già all’inizio degli anni Novanta. Il Comitatone si è riunito ultima volta nel dicembre del 2020, c’è un labirinto di soggetti che incidono sul tema della salvaguardia. Io credo che il dossier Venezia vada affrontato in modo unitario e per farlo vanno rivisti gli strumenti normativi e finanziari. Bisogna dare a Venezia gli stessi poteri di Roma Capitale che avrà gli stessi poteri delle Regioni, escluse le materie sanitarie».
Ne è convinto Nicola Pellicani, ex deputato del Pd e segretario della Fondazione Pellicani che ieri al museo M9 di Mestre ha deciso di sviscerare, con un convegno, i temi della salvaguardia della laguna in occasione dei cinquant’anni della Legge speciale.
La legge che ha garantito le risorse per la salvaguardia di Venezia - risorse in gran parte prosciugate dal Mose - e sulla quale sabato 25 marzo ci si è interrogati per tutto il giorno. La legge destina a Venezia 28 milioni per il 2023, altri 28 per il 2024. Dopodiché andrò rifinanziata. Ma che sia il caso di superarla?
«Serve una normativa all’altezza se no l’esperienza del passato ci dice che non ce la si fa». L’immagine plastica di questa discussione è la scheda con l’elenco dei commissari oggi attivi a Venezia. Sono sei: Mose, liquidazione Cvn, crociere, Montesyndial, bretella aeroportuale, per i risarcimento dell’acqua alta del novembre 2019. «Commissari con i quali lo Stato in qualche modo si difende da se stesso», chiosa Pellicani.
Il dibattito è aperto ma Michele Zuin, assessore al Bilancio, nel ricordare come il finanziamento delle legge speciale per Venezia abbia sempre visto maggioranza e opposizione collaborare, invita alla prudenza: «Ragioniamo pure su nuovi modelli ma voglio sottolineare, anche in modo veniale, che diventa fondamentale la continuità dei finanziamenti di questa legge di cui la città non può fare a meno per la propria salvaguarda fisica».
Anche perché immaginare una nuova governance, con nuovi finanziamenti per la città richiederà tempo. E non sarà un percorso facile, come non lo è stato per la prima legge speciale (1973) arrivata al termine di anni di dibattito dopo l’acqua granda del 1966. Come ha ricordato lo storico Giuseppe Saccà ci furono deputati e senatori che in parlamento si alzarono al grido di “Bisanzio, Bisanzio” per cercare di bloccare la legge, e quindi il riconoscimento della specificità di Venezia. Dove - in attesa che diventi operativa l’Autorità della Laguna - è necessario trovare nuove forme di finanziamento.
«In passato si era parlato anche di bond Venezia», ha ricordato Vincenzo Sabato, già direttore generale di Ca’ Farsetti, «perché la salvezza della città non interessa solo noi, ma tutto il mondo».
Nel dibattito del pomeriggio, un applauso in ricordo di Maurizio Calligaro, già capo di gabinetto di Cacciari, che tra i primi ebbe una visione di insieme per la salvaguardia della laguna.
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