Affitti brevi a Venezia, giallo sulla bozza. Il Comune: «Presto condivisa con tutti gli attori»
Proprietari perplessi. Segre: «Rotto il silenzio, segnale di apertura». Lepore (Bologna): «Regole uguali per non fare la fine di Venezia»
Francesco Furlan
È quasi un giallo la bozza sul regolamento degli affitti brevi a Venezia. «Ma voi la avete?». «No». Le domande hanno cominciato a circolare giovedì 23 marzo, da un whatsapp all’altro tra i rappresentanti delle varie categorie della città, dopo la dichiarazione rilasciata dal sindaco Luigi Brugnaro nell’intervista a Qn: «Abbiamo una traccia in condivisione con tutte le categorie interessate, compresi i proprietari».
Ma sono proprio i proprietari i primi a spiegare di non averla mai vista, di non saperne nulla. Da quelli di Bre.Ve. alla Fiaip, la federazione degli agenti immobiliari professionali.
«A noi non è mai arrivato nulla, eppure siamo direttamente interessati», dice Marco Bettiol, presidente Fiaip Venezia, «ma siamo sempre disponibili a parlare con il Comune e soprattutto istituire il tavolo tecnico per cercare di regolamentare le locazioni turistiche».
Da Ca’ Farsetti aggiustano il tiro, facendo sapere che una bozza di regolamento sarà presto condivisa con tutti. E si tratterà di capire chi. Perché se da un lato ci sono i proprietari, dall’altro ci sono le associazioni che si battono per promuovere la residenzialità.
Il regista Andrea Segre che guida il gruppo Alta Tensione Abitativa, guarda con positività all’apertura del sindaco. «Come Alta Tensione Abitativa prendiamo atto con soddisfazione che il sindaco di Venezia ha finalmente rotto il silenzio sul regolamento delle locazioni brevi», scrive Segre, «dopo la grande partecipazione di cittadini, amministratori e associazioni alla nostra iniziativa di sabato scorso “Invertire la Tendenza” aspettavamo qualche segnale da parte della giunta. Le dichiarazioni del sindaco aprono uno spazio a nostro avviso interessante nel quale siamo sin da subito disponibili a portare anche le nostre competenze ed esperienze insieme a quelle degli altri soggetti del tessuto sociale ed economico della città».
La partita però non si gioca solo a Venezia, dove l’emendamento Pellicani permette di regolare gli affitti fino a un massimo di 120 giorni (dopodiché l’appartamento diventa un’attività imprenditoriale vera e propria).
Chi giovedì 23 ha partecipato a Roma all’incontro del ministro del Turismo Daniela Santanché con i rappresentanti dei proprietari racconta che abbia alzato gli occhi al cielo quando si è parlato dell’emendamento Pellicani. La sua contrarietà è nota.
E la stesura di un regolamento veneziano potrebbe essere cancellato con un colpo di penna nel caso in cui il governo decidesse di cambiare la legge e prevedere delle norme uguali per tutti, in tutta Italia.
Lo chiede, dalla sponda politica opposta e con l’obiettivo di salvare la città, anche il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, secondo cui è necessaria «una proposta di legge perché i Comuni possano mettere un tetto massimo agli affitti brevi».
E ancora: «Non vedo perché ci debba essere una legge ad hoc solo per Venezia. Sapere che Venezia ha meno di 50 mila residenti è uno choc. Ma se non vogliamo che altre città diventino come Venezia, dobbiamo porre regole chiare».
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