Zona logistica semplificata, c’è il decreto di istituzione per Porto Marghera. Ma per farla decollare servono le risorse
Marinese: «Non posso pensare che il governo di centrodestra non riesca a trovare i cento milioni di euro che servono»
Francesco Furlan
Il decreto c’è. Ora però bisogna trovare le risorse. È stato pubblicato infatti il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che istituisce la Zona logistica semplificata (Zls) per il Veneto, che poi vuol dire soprattutto Porto Marghera e Rovigo.
«Un risultato al quale abbiamo lavorato da tempo, che ora apre una prospettiva nuova per questo territorio della nostra Regione», dice il presidente Luca Zaia.
Cosa prevede la legge
La legge prevede benefici fiscali, credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali nuovi e altre agevolazioni e semplificazioni in favore delle imprese, già esistenti e di nuova istituzione nella Zls. Il credito di imposta sarà nella misura massima del 20% per le piccole imprese, del 15% per le medie e del 10% per le grandi aziende.
«Si tratta un ulteriore passo importante verso la piena operatività della Zls», sottolinea Zaia. La pubblicazione del decreto rappresenta un punto di arrivo ma soprattutto uno di partenza.
Ora dovrà esserci l’insediamento del Comitato d’indirizzo, l’organo politico ed amministrativo della Zls cui spetterà il compito di assicurare gli strumenti che garantiscono l’insediamento e l’operatività delle aziende nella Zls, nonché la promozione dell’area verso i potenziali investitori internazionali.
«La pubblicazione del decreto è un passo avanti importante», dice Vicenzo Marinese, a capo degli industriali veneziani, «ed è chiaro che avremmo preferito la pubblicazione del decreto insieme alle risorse, ma non posso pensare che un governo di centrodestra non riesca a trovare le risorse necessarie, pari a circa 100-150 milioni, per Porto Marghera. Anche perché Zls vuol dire investimenti, creazione di posti di lavoro, e anche reshoring» (il rientro a casa delle aziende che in precedenza avevano deciso di andare all’estero, ndr).
Tra le tante esternazioni diffuse dalle agenzie di stampa spiccava il silenzio non casuale del Comune di Venezia. Il Comune infatti è al momento escluso dal Comitato di indirizzo, l’organo più importante della Zls, che da legge individua il presidente nel presidente dell’Autorità portuale e prevede altri tre membri in rappresentanza di Regione, presidenza del Consiglio dei ministri, e ministero delle infrastrutture. Venezia e le altre amministrazioni locali coinvolte sono invece rappresentate nella cabina di regia, che ha «il compito di fornire sostegno tecnico e operativo al Comitato di indirizzo».
Investimenti possibili
La realizzazione della Zls porterà tra l’entroterra Veneziano e il Polesine investimenti economici pari a 2,4 miliardi di euro, con un aumento, in dieci anni, di 177 mila posti di lavoro nei prossimi anni. Secondo il piano strategico l’incremento dell’export atteso è del 40%, mentre dell’8,4% quello del traffico portuale.
Questi almeno sono i dati contenuti nel piano strategico elaborato insieme alla società EY. Le aree del Comune di Venezia previste nella Zls sono Porto Marghera, Campalto, Murano, Arsenale, il Tronchetto e la zona portuale di Chioggia. A questa aree se ne aggiungono altre, nel Polesine, che comprendono una quindicina di comuni.
La durata della Zls sarà di 7 anni, prorogabili per altri 7. Per il senatore del Pd Andrea Martella «dopo mesi di stallo, finalmente una notizia positiva». Raffaele Speranzon (FdI): «La Zls è la prima diventata operativa e questo cambio di passo imposto dal Governo Meloni per il nostro territorio vuol dire tantissimo».
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