Record di dimissioni volontarie in provincia. Non si ferma l’esodo di lavoratori
Secondo i dati di Veneto Lavoro nel 2022 in provincia di Venezia hanno lasciato la propria occupazione oltre 21 mila persone, tremila in più rispetto al 2021: otto su 10 sono italiani
Marta Artico
Erano 18.315 nel 2022 in provincia di Venezia e sono diventati, a fine dell’anno 2022, ben 21.415. Stiamo parlando del numero di dimissioni da contratto a tempo indeterminato, quello che fino a poco tempo fa, prima del Covid, per molti era quasi una chimera.
Ma che oggi non lo è più, o almeno non negli stessi termini. È Veneto Lavoro ad approfondire il tema, delicato, cifra del tempo che stiamo vivendo.
Quasi uno su due trova un lavoro migliore in 7 giorni
Nel 2022 le dimissioni sono in crescita del 15%, ma il 42% dei lavoratori, quasi uno sue due, trova un nuovo impiego entro 7 giorni, il 56% entro un mese. Il 60% lavorava nel settore dei servizi, ma i tassi di ricollocazione più elevati si registrano per le dimissioni nella pubblica amministrazione, nel metalmeccanico e nelle cosiddette utilities.
Spesso alla base della scelta la possibilità di trovare occasioni di impiego migliori di quelle che si sono lasciate. La voglia di cambiare, di rischiare e di migliorare la propria posizione. In parecchi ci riescono.
Le donne si dimettono di più
In termini anagrafici, la crescita delle dimissioni ha interessato in misura maggiore le donne, che hanno visto aumentare anche il tasso di ricollocazione a 7 giorni dalla cessazione del precedente contratto dal 35% del 2019 al 38% del 2022.
In Veneto, le cessazioni di contratti a tempo indeterminato sono state 191.500, il livello più alto dal 2008 e, restringendo l’osservazione agli ultimi anni, il 12% in più rispetto al 2021 e il 17% in più rispetto al 2019, prima della pandemia. A Venezia si è passati da 14.710 del 2020, a 21.415 del 2022.
Non solo: a registrare una crescita sostenuta sono state le dimissioni, complessivamente 137.300 nel corso dell’anno, con una crescita del +15% rispetto al 2021 e del +35% sul 2019. «Quasi un lavoratore su due (il 42%) ha però trovato un nuovo impiego entro 7 giorni dalla data di dimissioni dal precedente contratto, percentuale che sale al 56% a distanza di un mese e che in entrambi i casi è superiore a quella rilevata nel 2019. È dunque presumibile che circa la metà dei dimissionari abbia lasciato il proprio posto di lavoro perché ne aveva già trovato un altro».
La stragrande maggioranza sono italiani
Il 59% delle dimissioni ha riguardato lavoratori dei servizi, principalmente dei settori dei servizi turistici, dell’ingrosso e della logistica e dei servizi alla persona, mentre il 40% lavorava nell’industria. Proprio tali comparti risultano anche quelli che registrano tassi di ricollocazione più elevati.
Più dell’80% dei dimissionari sono italiani, mentre in termini di età il 63% ha tra i 30 e i 54 anni, il 20% è under 30 e il 17% è over 54 anni.
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