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Affitti brevi a Venezia. Brugnaro: «Basta furberie». Ma i proprietari incontrano Santanché

Il sindaco: «C’è già una traccia». Bre.Ve: «Non ne sappiamo nulla». Saccà (Pd): «Dal sindaco solo annunci, apriamo il confronto»

Francesco Furlan
2 minuti di lettura

Il sindaco Luigi Brugnaro e la ministra Daniela Santanché

 

«Non vogliamo che la città a la laguna siano solo luoghi per turisti. Non lo consentiremo». E ancora: «Non è più tempo di furberie. Chi deciderà di affittare solo per 120 giorni deve sapere che per gli altri 245 giorni avrà Polizia locale e Guardia finanza alla porta. A Controllare».

L’emendamento Pellicani

Il regolamento sugli affitti brevi per Venezia torna a far discutere. E lo fa per un’intervista che il sindaco Luigi Brugnaro ha rilasciato a Qn e che sta già facendo discutere. Era il luglio dello scorso anno quando venne approvato dal parlamento, con il Decreto Aiuti, l’emendamento dell’allora deputato dem Nicola Pellicani che consente a Venezia, unica in Italia, di disciplinare gli affitti brevi.

L’emendamento stabilisce da un lato che il Comune possa subordinare lo svolgimento dell’attività di locazione breve per oltre 120 giorni l’anno al mutamento di destinazione d’uso dell’immobile: oltre i 120 giorni diventerà un’attività imprenditoriale a tutti gli effetti, con relativa tassazione.

Dall’altro offre al Comune gli strumenti normativi per stabilire, ad esempio, che chi offre affitti brevi debba avere un appartamento con determinate caratteristiche urbanistiche. Tuttavia, fino a quando non ci sarà il regolamento, resterà tutto così com’è.

Le parole di Brugnaro

Brugnaro fa sapere che «c’è una traccia in condivisione con tutte le categorie interessate, a partire dai proprietari. Non vogliamo calare la normativa dall’alto, tutto va discusso, ma sempre nell’ottica del bene comune.

Io sono dell’idea che se un proprietario che vuole affittare casa per periodi brevi possa farlo massimo per 120 giorni. Altrimenti quell’abitazione dovrà iscriversi all’apposito regolamento emanato dal Consiglio comunale e sottostare a regole ben determinate.

Posti letto, vani, presenze: tutto verificato all’origine e centralizzato in uno stesso sistema, con vantaggi organizzativi, erariali e di sicurezza».

I locatori però vanno dal governo

Dibattito acceso in una città in cui circa 7.700 appartamenti sono in vetrina su airbnb e altre piattaforme. Ieri i vertici di Bre.Ve, l’associazione veneziana delle locazioni turistiche brevi erano a Roma per un incontro convocato dalla ministra del Turismo, Daniela Santanché, con una quindicina di associazioni che si battono per gli affitti turistici.

«Con noi, che siamo i diretti interessati, il sindaco non ha condiviso nulla», dice Mario Vidal, vicepresidente di Bre.Ve, «ci auguriamo che abbia intenzione di farlo presto. Poi va detto che il regolamento, per essere approvato, dovrà trovare i numeri in consiglio comunale. E non so se su questo provvedimento il sindaco li abbia».

Il riferimento è a FdI (il partito di Santanché), contrario all’introduzione di restrizioni.

Opposizioni perplesse: giunta poco trasparente

L’uscita del sindaco lascia perplessa l’opposizione. «È dallo scorso luglio che chiediamo con insistenza di dare l’avvio nelle sedi competenti all’iter di approvazione del regolamento», dice Giuseppe Saccà, capogruppo Pd in consiglio comunale, «l’amministrazione purtroppo si muove come sempre in termini poco trasparenti, mezzo stampa, senza condividere nelle sedi proprie i provvedimenti».

Per Pellicani, che quell’emendamento lo presentò, «è importante che inizi il confronto in modo trasparente, trovando un punto di equilibrio tra la tutela della residenza e il diritto a svolgere attività di locazione, come avviene in tutte le principali città europee. Per ripopolare la città serve un mix di azioni, tra le quali anche questa». 

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