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Inchiesta sui subappalti a Fincantieri, sfruttamento degli operai sotto i 7 euro l’ora

Udienza preliminare per 33 indagati e 13 società. La gup ha ammesso tra le parti civili 31 lavoratori con “paga globale” sotto questa soglia, oltre a Cgil, Cisl e Cobas

Roberta De Rossi
2 minuti di lettura

Lavoratori bengalesi dei sub-appalti all’esterno della Fincantieri 

 

Indagata, parte civile e responsabile civile. È triplice la posizione di Fincantieri davanti alla giudice per le udienze preliminari Maria Rosa Barbieri, chiamata a decidere sul futuro degli indagati del filone più corposo delle molte inchieste avviate in questi anni dal pubblico ministero Giorgio Gava sullo sfruttamento dei lavoratori impiegati nelle ditte in subappalto nella costruzione delle navi nei bacini di Marghera.

La società siede tra gli indagati, perché accusata dalla Procura di illecito amministrativo per i reati (presunti fino a sentenza) contestati ai suoi dipendenti: sono 33 gli indagati e le 13 società per le quali il pm chiede il rinvio a giudizio, contestando una catena di sfruttamento che ha definito il “metodo Fincantieri”.

Oltre ai titolari delle imprese, anche 10 dirigenti dell’azienda pubblica accusati di «intermediazione illecita» e sfruttamento del lavoro e un’altra decina di dipendenti, accusati di «corruzione tra privati»: soldi e vacanze pagate in cambio di appalti.

Fincantieri si è così a sua volta costituita parte civile contro due ex dipendenti - Luca De Rossi e Matteo Romeo - che l’azienda ha licenziato. Infine, ieri l’avvocato Elio Zaffalon - legale della Cisl - ha chiesto che Fincantieri sia citata quale responsabile civile, per sostenere gli eventuali risarcimenti. Richiesta alla quale si sono associate le difese: l’udienza è stata aggiornata sul punto al 24 maggio.

Intanto, mercoledì 22 marzo, la gup Barbieri ha sciolto la riserva sulla costituzione delle parti civili, ammettendo i 31 lavoratori che hanno potuto dimostrale che la loro “paga globale” fosse al di sotto dei 7 euro l’ora, valore individuato dalla stessa Procura come discrimine dello sfruttamento.

Sono poi state ammesse le organizzazioni sindacali Slaiprolcobas, Fiom Cgil Metropolitana di Venezia, Giom Cgil Veneto, Cisl Veneto e Cisl Venezia, respingendo l’opposizione delle difese: «Dai loro statuti si evince lo svolgimento di molteplici attività riconducibili alla tutela della dignità della persona. È evidente», scrive la giudice, «come il bene in questione sia di ampio respiro e consenta di ricomprendere tutte le attività svolte a tutelare la libertà, l’uguaglianza, la solidarietà, gli interessi economici, professionali e morali dei lavoratori e, in generale, le condizioni dei lavoratori».

Decisione salutata con soddisfazione dai segretari Cgil Antonio Silvestri e, Daniele Giordano e Michele Valentini: «Come sindacato siamo stati in questi anni messi alla berlina per le denunce che abbiamo fatto sul sistema degli appalti. Numerosi i tentativi di colpire gli iscritti alla Fiom, i delegati, i segretari che si sono esposti in questa vertenza. L’ammissione come parte civile conferma che la nostra organizzazione si è sempre battuta per la tutela dei lavoratori ben prima che emergessero gli elementi di indagine».

Mercoledì, hanno infine fatto istanza di patteggiamento - con un accordo raggiunto tra difese e pm Gava, per pene attorno ai 12 mesi - i fiscalisti Angelo Di Corrado e Bruno di Corrado e tre imprenditori bengalesi.

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