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Concorsi universitari pilotati: l’inchiesta della Procura di Venezia finisce in archivio

Nessuno scambio di favori: il procuratore Bruno Cherchi e il pubblico ministero Stefano Buccini hanno chiesto l’archiviazione delle accuse mosse a 45 professori, che erano stati messi sotto inchiesta dalla Procura di Firenze

r.d.r.
Aggiornato alle 1 minuto di lettura

Per la Procura di Venezia non vi fu alcuna “combine” tra docenti universitari degli atenei, per l’assegnazione di questa o quella cattedra di Diritto tributario.

Nessuno scambio di favori: il procuratore Bruno Cherchi e il pubblico ministero Stefano Buccini hanno chiesto l’archiviazione delle accuse mosse a 45 professori, che erano stati messi sotto inchiesta dalla Procura di Firenze.

È stata a sorpresa la Cassazione a far trasmigrare – accogliendo il ricorso delle difese – i 40 faldoni dell’indagine a Venezia, perché qui si sarebbe svolto l’incontro cardine tra commissari d’esame.

Nel corso dell’indagine fiorentina, si erano ritrovati coinvolti anche importanti protagonisti dei Fori e della docenza veneta: l’avvocato veneziano Loris Tosi, docente a Ca’ Foscari e noto tributarista; il professor Mauro Beghin, 56 anni, docente di Diritto pubblico internazionale e comunitario all’Università di Padova; la giurista di origine bellunese e con cattedra a Palermo, Daniela Mazzagreco. Tra gli altri, anche l’ex ministro Augusto Fantozzi (deceduto nel 2019). Tutti si erano già dichiarati estranei ai fatti.

La Procura fa cadere ogni accusa: spetta ora al giudice per le udienze preliminari, la parola finale. Il caso era esploso nell’autunno del 2017, con 7 arresti e una serie di interdizioni dalla docenza, che avevano terremotato il mondo accademico della Giurisprudenza, sulla scia delle accuse mosse dalla Procura fiorentina, per presunti concorsi pilotati per l’abilitazione di Diritto tributario nelle facoltà di Giurisprudenza.

I pm avevano mosso a 45 tra docenti e ricercatori – a vario titolo – una lunga serie di accuse: dalla corruzione alla induzione indebita a dare o promettere utilità, alla frode in pubbliche forniture, ipotizzando la turbata libertà del procedimento di scelta nei concorsi, abuso d’ufficio e truffa.

A dare il via all’inchiesta era stata la denuncia del ricercatore Philip Laroma Jezzi (ora prof associato all’Università Firenze). Per la Procura di Venezia le intercettazioni non prova alcun accordo tra le parti, ma semmai uno scambio di opinioni dal tono colloquiale tra colleghi. Nessuna prova di “corruzione incrociata”.

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