A Mestre tanti “vuoti urbani” in cerca di identità: dalla street art l’idea di un futuro a colori
L’incontro tra l’architetto Gianfranco Vecchiato e Progetto Comune per indicare una prospettiva di rigenerazione
Mitia Chiarin
Un eccesso di “buchi” urbani, luoghi soprattutto privati, che versano in stato di abbandono. Mestre non è solo una sequenza di negozi sfitti. È anche una lunga lista di grandi spazi vuoti. Quanti sono? Il progetto Oculus della polizia locale, che con controlli e sgomberi, li sorveglia, ne conteggia circa 400 in terraferma e 189 a Marghera.
Un numero rilevante. A Mestre si aggiunge un vasto grigiore urbano che un intervento artistico su almeno un centinaio di pareti cieche, potrebbe cancellare. Mestre con la rigenerazione urbana ha uno strumento di rilancio importante. Se ne è parlato venerdì scorso nella sede di via Piave del Gruppo di lavoro in un interessante dialogo tra Maria Laura Faccini, presidente del comitato Progetto Comune, e l’architetto, ed ex assessore delle giunte di centrosinistra, Gianfranco Vecchiato. La Faccini ha evidenziato 22 casi per mostrare l’eccessiva abbondanza di spazi abbandonati nell’area centrale di Mestre. Una lunga scia di Ex.
Buchi cittadini
Faccini spiega: «Sono buchi fisici, vuoti, che si traducono in assenza di socialità, di economia, simbolo della crisi nel cuore della città, luoghi sia di proprietà pubblica ma soprattutto privata e per i quali a mio avviso, l’amministrazione dovrebbe porsi come parte attiva per rendere Mestre attrattiva e favorire l’arrivo e l’insediamento di aziende o altre realtà utili alla città, facilitando i processi burocratici, sempre nell’ottica di uno sviluppo economico ma anche sociale e culturale, di cui Mestre ha estrema necessità. Assistiamo invece a nuove edificazioni».
La rete
Un tema rilevante, su cui ha scelto di lavorare anche la rete di comitati che oggi si sono riuniti sotto lo slogan di “Riprendiamoci la città”, dopo la manifestazione del 24 febbraio sul tema sicurezza, a cui hanno partecipato oltre 5 mila persone. Perché oltre alla doverosa repressione dei reati, serve una nuova idea di città per il rilancio sociale, economico e culturale.
Ex spazi o ex negozi, oggi senza funzioni che, se recuperati, potrebbero riportare lavoro, economia, socialità e cultura a Mestre. Ovvero persone e vita, quindi più sicurezza. «Buchi che potrebbero diventare come i bruchi che lasciano il posto a farfalle». Ed evitare nuovo consumo di suolo. Oggi si costruisce altrove.
Murales storici
Vecchiato ha riproposto il suo progetto di murales nei luoghi della storia di Mestre, capaci di rievocare la storia cittadina e così contribuire alla nuova identità di Mestre, persa con lo sviluppo velocissimo per dare case ai lavoratori di Porto Marghera. Dai moti risorgimentali all’altezza di piazza Barche verso via Poerio alla commedia dell’arte goldoniana nelle corti di villaggio San Marco.
Dal muretto privato, e rovinato dai graffiti dei ragazzi, vicino alla scuola Vecellio si potrebbe rivedere come era il giardino e la villa Ponci, oggi scomparsa per lasciare posto al parcheggio. E ancora immagini che ricordano il legame tra terraferma e laguna, immagini omaggio a Pier Paolo Pasolini oppure, ancora all’inizio di viale San Marco, una mano che pare una colomba, dal disegno di Le Corbusier, potrebbe offrire una sorta di immagine simbolo all’ingresso del quartiere.
Alla Gazzera, nell’edificio mai abbattuto per realizzare la nuova piazza, si potrebbe ricordare come era in passato la vecchia villa, di cui oggi si vede ben poco. La street art, ribadisce Vecchiato, può essere una leva importante di riqualificazione urbana.
«ll Veneto è fanalino di coda. Ben prima si sono mossi Roma, Milano, Bologna, Genova e Napoli. E molti di questi progetti sono finanziati da fondi europei. La Puglia, dall’Europa ha ottenuto 4 milioni di euro per interventi in 91 Comuni. Padova fa da traino, ha molte cose interessanti ma a mio avviso slegate tra loro. Il Comune di Venezia ora ha annunciato che sta lavorando a un regolamento. Vedremo». La proposta di Vecchiato necessita ovviamente di una regia che coordini spazi e immagini. Serve un vero dialogo con l’amministrazione e la disponibilità dei proprietari dei muri, spesso privati. I primi interessati ci sono.
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