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Fine vita, comizio a Mestre di Marco Cappato. I vigili identificano tutti

Tanta gente si è fermata al plateatico della gelateria Chocolat per ascoltare le parole del responsabile dell’associazione Luica Coscioni, e firmato per chiedere una legge sul suicidio assistito

Mitia Chiarin
Aggiornato alle 1 minuto di lettura

Marco Capparto mentre parla durante l'incontro e a destra l'identificazione degli organizzatori da parte dei vigili urbani

 

Tanta gente oggi venerdì 3 marzo a Mestre nel plateatico della gelateria Chocolat per ascoltare Marco Cappato, portavoce nazionale dell'associazione Luca Coscioni e firmare il sostegno alla proposta di legge regionale sul suicidio assistito.

L’ampia adesione in Veneto

Sui temi del fine vita nel Veneto vi è una ampia adesione, oltre l'80 per cento, trasversale ai partiti e infatti proprio da questa regione è partita la mobilitazione per raccogliere 7 mila firme entro sei mesi e portare la legge alla discussione del consiglio regionale.

Nelle province venete sono già state raccolte circa 2.500 firme. Tanta gente si è fermata, molto interessata, ad ascoltare le spiegazioni di Cappato.

I controlli dei vigili urbani

All'avvio dell'iniziativa, ospitata dalla gelateria, qualche allarme per il controllo eseguito dalla polizia locale che ha identificato sia gli organizzatori del banchetto, la cellula Coscioni di Venezia, sia i titolari dell'esercizio commerciale che ha ospitato l'iniziativa.

L’incontro è poi proseguito senza altri problemi. Ignote le ragioni dell’identificazione.

"Abbiamo ricevuto la visita della polizia locale che ha ritenuto di dovere fare un verbale di fronte a dei cittadini che cercano di esercitare un loro diritto costituzionale – ha detto Cappato – . Non mi pare il modo di accogliere la partecipazione dei cittadini e incoraggiarla. Gli agenti,  hanno prima interrotto il dibattito nonviolento e poi hanno identificato sia gli organizzatori del banchetto, la cellula Coscioni di Venezia, sia i titolari dell'esercizio commerciale che ha ospitato l'iniziativa. Le forze dell'ordine non hanno chiarito le ragioni dell'identificazione.

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