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Muore Giuda, il gatto star nel mondo dei mastri vetrai

Si è spento questa notte il gatto che da undici anni viveva nel laboratorio dell’artista e mastro vetraio Lucio Bubacco

Maria Ducoli
Aggiornato alle 1 minuto di lettura

Giuda, immortalato da Marianna Zampieri tra i vetri di Murano del laboratorio in cui viveva

 

Lo conoscevano in tutto il mondo, era la mascotte del settore del vetro. Giuda, il gatto di Murano che viveva tra gli scaffali e il vetro prezioso dell’artista Lucio Bubacco, è morto stanotte, all’improvviso. 

Di lui chiedevano notizie, foto e video i mastri vetrai di tutti i continenti. «Era una star» commenta il suo proprietario, ricordando con il sorriso le tante volte in cui chi entrava nel suo studio restava impressionato non solo dalle sue figure mitologiche create con il vetro ma anche dall’animale, che si destreggiava tra quel materiale fragilissimo senza mai rompere niente.

«Credo avesse capito che il vetro poteva diventare pericoloso una volta caduto in frantumi. Era molto intelligente perchè con il vetro stava attento, mentre con la plastica giocava tranquillamente, buttandola per terra se necessario». 

Giuda non ha mai perso la sua voglia di giocare  e arrampicarsi sugli scaffali del laboratorio di Babucco. «Fino a un paio di giorni fa era tranquillo, mangiava molto, anche troppo» racconta. Poi, all’improvviso, il gatto iniziò ad indebolirsi. «Era mogio e faceva fatica a camminare. Allora ho chiamato il veterinario, che sarebbe dovuto venire stamattina». L’animale, però, non è riuscito a vedere il sole sorgere su Murano. Si è spento prima.

«Si sospetta l’avvelenamento, per avere la certezza avrei dovuto portarlo a Padova a fare autopsia ma sto per partire e non riesco». Secondo le ipotesi del proprietario, Giuda potrebbe aver mangiato del veleno per topi, da qualche parte. «Sembra carne e avrebbe potuto esserne stato attratto».

Giuda condivideva le giornate con Lucio Babucco da undici anni. Ed era arrivato dai monti liguri proprio per mettere fine ai topi. «Mi avevano detto che le femmine erano più svelte in queste cose, pensavamo che fosse una gatta. Dopo due mesi che era con noi, abbiamo scoperto che si trattava di un maschio. Da qui il nome Giuda» sorride.

Del gatto si ricorda anche la fotografa Marianna Zampieri, responsabile del progetto Cats in Venice che l’aveva portata a conoscere Giuda e la sua famiglia. 

«Sento il cuore che si sgretola ogni volta che ricevo questo tipo di notizie. Sono tutti gatti entrati nella mia vita che lasciano vuoti incolmabili. Da Rudolph a Tigre e ora anche Giuda» commenta, ricordando gli altri animali scomparsi nell’ultimo periodo. 

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