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Il ministro “snobba” la Biennale. Ecco il retroscena delle manovre del governo per il dopo Cicutto

Gennaro Sangiuliano ha fatto tappa sia alla Fenice che alle Gallerie dell’Accademia. Ignorata, invece, la sede di Ca’ Giustinian il cui vertice resterà in carica per un altro anno

Enrico Tantucci
2 minuti di lettura

Roberto Cicutto, presidente della Biennale e il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano

 

l ministro Gennaro Sangiuliano “snobba” ancora la Biennale. Il titolare del dicastero della Cultura nella sua visita-lampo a Venezia si è fermato in particolare al Teatro La Fenice, dove ha assistito anche alle prove de”Il Matrimonio Segreto” di Cimarosa, incontrando anche, insieme al sindaco Luigi Brugnaro, il sovrintendente Fortunato Ortombina.

Le visite istituzionali

Una tappa spiegabile anche con il fatto che Sangiuliano ha trattenuto per sé la delega alle fondazioni liriche per le quali sono alle viste nuovi provvedimenti.

Si è recato inoltre alle Gallerie dell’Accademia, informandosi anche con il direttore Giulio Manieri Elia dell’andamento dei lavori in corso al museo statale e delle prossime iniziative.

E, sempre “scortato” da Brugnaro, ha fatto una sosta anche a Palazzo Ducale, incontrando i dirigenti della Fondazione Musei Civici e i due soprintendenti veneziani: quella uscente Emanuela Carpani e il neonominato Fabrizio Magani.

Il tour senza il tempo per una sola sosta

In questo “tour” il ministro della Cultura non ha però trovato il tempo, per una sosta, sia pure breve, nella sede della più importante istituzione culturale veneziana, che da lui direttamente dipende: la Biennale.

Il presidente Roberto Cicutto non era a Venezia, ma lo stesso Brugnaro, che della Biennale è vicepresidente di diritto, avrebbe potuto fare gli onori di casa, ed era naturalmente presente in sede il direttore generale della fondazione Andrea Del Mercato.

Le scadenze

Va ricordato che tra pochi giorni la Biennale presenterà ufficialmente la nuova edizione della Mostra Internazionale di Architettura e dunque ragioni per informarsi non sarebbero mancate. Difficile pensare a una dimenticanza e vanno messe in fila alcune circostanze che hanno contraddistinto finora il rapporto tra il ministro e la Biennale.

Dopo la sua nomina Sangiuliano, pur ufficialmente invitato, non ha trovato il tempo per visitare la Mostra Internazionale di Arti Visive prima della sua chiusura, pur trovandolo per altri eventi di minor rilievo.

Inoltre, al termine dell’edizione record dell’Esposizione – la più visitata della storia della Biennale, con oltre 800 mila visitatori – non ha dedicato neppure una riga di felicitazioni per l’esito della manifestazione che da lui direttamente dipende, rompendo una consuetudine consolidata da parte dei suoi predecessori alla guida del dicastero della Cultura.

E ora, appunto, il nuovo mancato incontro, pur trovando il tempo per la visita a istituzioni prestigiose come la Fenice e la Fondazione Musei Civici, che sono però di competenza comunale.

Il sospetto, allora, che “questa” Biennale non sia in cima ai pensieri del ministro comincia a farsi strada e anche nelle dichiarazioni rilasciate, sulla centralità di Venezia nel sistema culturale nazionale, la fondazione guidata da Cicutto non è mai comparsa.

La gestione di 170 milioni di euro

Eppure sarà essa a gestire i circa 170 milioni di fondi del Pnrr (il Piano nazionale di ripresa e resilienza) assegnati a Venezia, a cui il ministro ha fatto cenno in occasione della sua visita.

Le autocandidature da destra

A questo quadro generale quantomeno ambiguo, vanno aggiunti anche i primi movimenti esterni che lasciano pensare a una sorta di “assalto alla diligenza”, anche se l’attuale vertice della Biennale resterà in carico ancora per almeno un altro anno.

Prima lo storico critico d’arte Vincenzo Trione che, prima della chiusura della Mostra di Arti Visive, si era lanciato in un attacco alla “gestione novecentesca” della Biennale, invitando a un profondo cambiamento l’esposizione, con uno slancio che è sembrato quasi quello di un’autocandidatura futura alla direzione della Mostra.

E pochi giorni fa, il sito di gossip Dagospia scriveva testualmente che Sangiuliano «ha dovuto subire le “molestie» di Antonio Monda, lesto a riciclarsi come «vittima del Pd» dopo il siluramento dalla Festa del Cinema di Roma. Obiettivo del collaboratore di “Repubblica” la poltrona di direttore della Mostra del Cinema di Venezia”.

In realtà l’attuale direttore Alberto Barbera ha davanti a sé ancora l’organizzazione di due Festival, “sopravvivendo” anche alla decadenza dell’attuale Consiglio di amministrazione della Biennale, per garantire la continuità della manifestazione. Ma questo sgomitare dà l’idea di come l’attuale Biennale, nonostante gli ottimi risultati che sta ottenendo nel suo primo mandato l’attuale presidente Roberto Cicutto, sia sotto pressione. Ad abbassarla basterebbe una parola chiara del neoministro Sangiuliano. Che fino ad oggi non è ancora arrivata. —

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