Mestre, esodo di 42 famiglie dalla Nave 1: Ater avvia una trattativa con l’impresa
Ipotesi abbattimento e ricostruzione per il complesso di case popolari di Altobello entro fine anno
Mitia Chiarin
Dopo un decennio di mancata manutenzione straordinaria, con un degrado che è arrivato a livelli inaccettabili tra fessurazioni, ferri sporgenti, muffa, continui blocchi all’erogazione dell’acqua dai rubinetti, gli inquilini del complesso della “Nave 1” di Altobello da mercoledì, dopo una assemblea in parrocchia con i vertici di Ater e il presidente Fabio Nordio, devono ora metabolizzare il concetto di dover cambiare presto alloggio.
Trasloco
Si chiama “mobilità volontaria”. L’Ater ha invitato ieri le 42 famiglie di inquilini regolari a prenotare un appuntamento per valutare, caso per caso, il trasloco in altri alloggi, a norma, messi a disposizione a Mestre, isole veneziane, Spinea e Marcon, nella prima cintura. Ogni caso sarà valutato, promette il presidente: dalla nonna ultranovantenne che vuole restare nel suo quartiere a chi da decenni vive accanto al parente anziano, bisognoso di cure; alle famiglie con bambini o a chi lavora. Per i cinque inquilini irregolari (una donna si è autodichiarata occupante senza titolo) si dovrà trovare una soluzione con i servizi sociali. Ma ora è certo: nel futuro prossimo degli abitanti del complesso popolare di Altobello c’è l’esodo, il cambio di indirizzo e, di conseguenza, di abitudini. Per molti una vera rivoluzione di vita.

Il futuro incerto
Qualsiasi ipotesi futura per il grande complesso, dall’abbattimento per ricostruire alla riqualificazione poderosa, passa per l’assenza di abitanti. Ieri questo Nordio e il suo staff lo hanno spiegato bene. Ma un progetto di recupero, messo nero su bianco, ancora non c’è e questo allarma sia i Verdi progressisti, che Livio Marini del Partito Democratico, ieri presenti all’assemblea.
«Allucinante che non ci sia un piano vero per il futuro e non si usino gli alloggi dell’ultima tettoia da finire, cinque», hanno ribadito.
Nuova trattativa
Le novità non mancano. Dopo aver lanciato l’idea di recuperare il complesso a Ca’ Foscari (mai interessata) e alla questura (che ha già progetti in via Ulloa a Marghera) ora Ater spiega che una trattativa è prossima con una società di costruzioni, veneziana, che ha proposto per iscritto un partenariato pubblico privato. Ipotesi tutta da valutare e che porterà poi ad un bando di evidenza pubblica, previsto per legge. I privati potrebbero costruire più edifici cedendone una parte ad Ater. Se sarà demolizione e ricostruzione (non se ne parla realisticamente prima di fine anno) il piano potrebbe allargarsi all’ex Italgas con un accordo con Comune di Venezia e Regione Veneto e potrebbe prevedere cambi di destinazione d’uso.
Il presidente Nordio ha ricordato l’impegno Ater nel recupero di alloggi da assegnare: con la sua presidenza l’azienda territoriale ha reso assegnabili 660 alloggi e ha varato un piano di vendite, approvato dalla Regione, con 983 alloggi; 320 sono alloggi sfitti.
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