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Salvaguardia, in programma un vertice in laguna. Tra Mose, dossier manutenzioni e l’Agenda

Ci sarà anche il ministro uscente delle Infrastrutture Enrico Giovannini

Alberto Vitucci
2 minuti di lettura

Vertice in laguna sulla salvaguardia e il Mose convocato per giovedì prossimo. Il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini è ormai in partenza, per lasciar posto al nuovo governo. Ma ha annunciato per la prossima settimana la sua venuta a Venezia. A Palazzo dei Dieci Savi, già sede del Magistrato alle Acque e oggi del Provveditorato alle Opere pubbliche, incontrerà i responsabili della salvaguardia. E gli enti locali, a cominciare da Brugnaro.

L’agenda è corposa, le cose da decidere tante. Tutto interrotto dalla crisi di governo e adesso dall’imminente cambio della guardia a Palazzo Chigi. Si dovrà decidere la rotta della salvaguardia, non ancora chiara. Il completamento del Mose dopo eterni ritardi, scandali e sprechi. E la sua gestione, il funzionamento e la manutenzione. Tempi che si allungano, nonostante gli annunci rassicuranti.

Adesso il cronoprogramma conferma quanto anticipato dalla Nuova qualche mese fa: alcuni lavori non finiranno prima della fine del 2025. Il nodo è l’Autorità per la laguna. Legge che ormai risale a due anni e mezzo fa, mai applicata. L’organismo che doveva riunificare le competenze e rilanciare la salvaguardia è ancora fermo al palo.

Chi andrà a dirigerla? Non è un fatto di poco conto. Perché dall’Autorità dipenderanno scelte fondamentali sulla conservazione della laguna e sulla gestione e manutenzione del Mose. A bocce ferme intanto c’è da fare i conti con la proposta di “partenariato” presentata in questi giorni dal colosso della cantieristica Fincantieri allo stesso ministero.

Una candidatura forte per “i lavori, la manutenzione ordinaria e straordinaria, la conservazione l’ammodernamento e l’efficientamento del Mose”. Una partita da centinaia di milioni, perché solo per la gestione sono previsti 64 milioni ogni anno. Iniziativa che ha provocato la protesta del Consorzio Venezia Nuova, concessionario unico dello Stato appena salvato dal fallimento con tanto di atto transattivo e condono dei debiti. «Non potrà riguardare i lavori già previsti dalla Convezione e dai suoi atti attuativi», ha messo le mani avanti il commissario Miani. Patata bollente. E il ministero, per volontà della direttrice Ilaria Bramezza, ha affidato il responso sulla fattibilità della proposta a una commissione composta dalla stessa Bramezza, dal provveditore Tommaso Colabufo, dalla commissaria Elisabetta Spitz e due esperti in economia e project financing. Entro tre mesi la commissione dovrà decidere e presentare un rapporto al nuovo governo. Fincantieri ha i titoli per avviare i lavori. Del resto aveva vinto lo scorso anno una gara da 64 milioni per il contrasto alla corrosione avviata dall’ex provveditore Zincone. Gara sospesa e poi annullata per volontà dei successori di Zincone. Gravi ritardi anche per l’altra gara, quella della manutenzione della paratoie di Treporti (valore 18 milioni) sbloccata solo dopo il ricorso vinto al Tar da Fincantieri. Che aveva annunciato un ricorso anche per l’altra gara sospesa. Adesso arriva la candidatura per il “partenariato. Significa che anche in caso di gara futura il colos so della cantieristica avrà il diritto di prelazione. E un ruolo decisionale sulla salvaguardia. Equilibri da ridefinire, in attesa di sapere chi sarà il nuovo ministro delle Infrastrutture. Che dovrà anche decidere su grandi navi e portualità. Con proposte già pronte ( Lido e le banchine removibili) e altre all’orizzonte (Marghera).

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