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Calcio, squadre amatoriali via da Venezia: la lega non accetta più campi in laguna

Non potranno essere sedi di gara. «Gli altri team non vogliono venire in trasferta perché i trasporti sono troppo costosi»

Eugenio Pendolini
2 minuti di lettura
Il campo da calcio dell’impianto Jacopo Reggio, al Lido di Venezia, dove gioca la squadra Asd Venezia 2007 oltre alle categorie giovanili del Nettuno Lido 

VENEZIA. Venezia non è un’isola per il calcio. Non per gli amatori, almeno. Troppo scomodo e troppo costoso per le squadre della terraferma raggiungere con i mezzi (pubblici o privati) gli impianti del Lido o di Murano il lunedì sera, giorno della partita. Come se gli amatori veneziani non dovessero andare in trasferta in giro per la provincia. Più comodo allora trovare una via di mezzo, magari a Mestre. Chi vuole si adegua, per gli altri quella è la porta. «Ma venire a giocare in laguna, per quelle poche volte che sarebbe capitato nel corso del campionato, dovrebbe essere un piacere doppio più che un problema. . .», si lascia andare un dirigente veneziano. Niente da fare. E così ora tra le società sportive veneziane serpeggia un certo timore: dopo il calcio amatoriale, a chi altro toccherà? Magari a qualche campionato federale giovanile? Un pensiero che, inutile a dirsi, si unisce ai problemi che già soffre la città: calo dei residenti sotto la soglia dei 50 mila, difficoltà a formare nuove classi scolastiche, carenza di medici. Ora tocca allo sporto.

La comunicazione ufficiale alle quattro squadre veneziane (Asd Venezia 2007, Amatori Lido, Calcio Venezia, Stella Rossa) da parte della Lega Calcio Amatori di Mestre e Venezia (da anni sotto la gestione di Acli e Uisp e non più della Federazione) risale alle settimane scorse. Con un tratto di penna, sono stati tagliati fuori gli impianti sportivi del Lido (due) e di Murano. «Con grande rammarico», si legge, «la lega calcio prende la decisione di non accettare più come sedi di gara per il prossimo campionato i campi in laguna. Siamo consapevoli che questa decisione va a penalizzare le squadre di Venezia, ma gli alti costi del trasporto lagunare e l’impossibilità di schierare squadre competitive ci inducono a questa sofferta decisione». Che il problema fosse sentito da tempo da parte delle squadre di terraferma (tra queste, ad esempio, il Bojon e altre), lo conferma anche Gianni Curreli (presidente della Lega Amatori). «Una decisione sofferta, diverse squadre hanno lamentato difficoltà. Organizzare trasferte con mezzi privati sarebbe costato quasi quanto l’iscrizione al campionato. Per anni ci siamo sforzati, ma quest’anno il nodo è venuto al pettine». Curreli ne fa anche un discorso di competitività delle formazioni: «Molte squadre sono formate da giovani che finiscono di lavorare tardi e che hanno quindi difficoltà a raggiungere le isole, in caso di trasferta. Le squadre scendono in campo con formazioni rimaneggiate».

La decisione non è andata giù agli sportivi veneziani. Tra questi Emanuele Puddu, delegato allo sport della Municipalità di Lido e Pellestrina, unico a sollevare il problema nelle sedi istituzionali: «Mi sembra una decisione discriminatoria verso le isole. Non vorrei che si creasse un pericoloso precedente con le squadre giovanili e le categorie minori non vengano nelle isole per difficoltà che non sono tali. Basti pensare anche le squadre locali vanno sempre in trasferta in terraferma». Una tradizione che addirittura risale al’57, quando nacquero al Lido e nelle isole le prime società sportive. Ora chi può si organizza e decide di spostarsi; altri ripiegano su campionati diversi; altri ancora puntano i piedi. Gli Amatori Lido, ad esempio, hanno già deciso di rinunciare e di iscriversi al torneo provinciale di calcio a 8 dopo più di 40 anni di campionato amatori. «La Lega si è trovata in difficoltà di fronte a squadre che minacciavano di andarsene», spiega Piero Santi, «per noi era scomodo trovare un campo a Mestre per le partite in casa». L’Asd Venezia 2007 invece dal loro impianto Jacopo Reggio al Lido si sposteranno a Mestre per le partite di casa. «Abbiamo deciso così per pura passione», dice Antonio Girotto, «ma non nascondo che sono preoccupato: questo è un ulteriore segnale di emarginazione della nostra città».

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