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Venezia 79: il Leone d’oro alla Carriera a Catherine Deneuve, ma la scena è per Zelensky e sul red carpet sfila Hillary Clinton

In abito lungo rosso, l’attrice francese dichiara dal Palazzo del Cinema del Lido di Venezia: «La mia è una lunga storia con questa mostra, conservo tanti bei ricordi e voglio continuare a lavorare per quest’arte». Il presidente ucraino in messaggio video: «Non dimenticate quello che sta succedendo» e sullo schermo scorrono i nomi dei bimbi e dei ragazzi morti in guerra

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Catherine Deneuve riceve il Leone d'oro da Roberto Cicutto

 

VENEZIA. «Sono molto felice e orgogliosa di questo premio, di essere di nuovo alla Mostra del Cinema di Venezia, dove sono già stata tante altre volte. La mia è una lunga storia con il festival, conservo tanti bei ricordi. E sono ancora qui ed è successo, perché ho ancora desiderio di lavorare per il cinema, il mio, il nostro mondo».

Così l'attrice francese Catherine Deneuve, vestita con un abito lungo rosso fiammante, ha accolto il Leone d'oro alla carriera che le è stato consegnato il 31 agosto sera, dal presidente della Biennale di Venezia, Roberto Cicutto, nella Sala Grande del Palazzo del Cinema al Lido durante la cerimonia inaugurale della 79esima edizione.

La motivazione del premio è stata formulata con una laudatio letta dal regista e sceneggiatore francese Arnaud Desplechin. «Cara Catherine, lei era venuta alla Mostra nel 1964 fuori concorso, con il film "Les Parapluies de Cherbourg”. Ed è stata una rivoluzione. Anche i bambini lo sanno: lei è una rivoluzione. Il suo essere bionda per noi era come la nostra bandiera, la stessa bandiera di Marilyn. Lei ha preso consapevolezza di se stessa e non c'è nulla di più bello. È questa conquista di sé che è ammirevole. Con Demy si era commossa fino alle lacrime, la vedo ancora sul binario di quella stazione, ieri, oggi... Non ha mai smesso di commuoversi. Follemente. Ed è innanzitutto l'amore per il cinema che voglio condividere con lei. Solo il cinema, irriducibile...».

 «Non conosco nessuna donna o uomo che ami il cinema con tanto ardore. Lei è la mia eroina, il mio eroe», ha detto Arnaud Desplechin, «Una volta ho scritto che lei, Catherine Deneuve, è una delle cineaste più importanti che io conosca. Lo pensavo e lo penso ancora. A rischio di farla arrossire, Catherine, con i suoi ruoli lei ha inventato un'opera completa. Ogni suo film è stato firmato da lei, con un tratto sicuro che stasera voglio chiamare: modernità. E penso a Truffaut o a Stendhal, che amava tanto l'Italia. Stendhal riprendeva le sue frasi quando avevano la sfortuna di essere lunghe dodici piedi. Odiava l'accademia. Stendhal preferiva la vita. Accanto a Truffaut, lei ha scelto la vita e ha inventato il cinema di prosa. Della prosa moderna. Tutto il cinema si è nutrito dello stile della Deneuve, veloce come una mitragliatrice e addormentato come un sogno. Sto esagerando? Nel 1967 ha presentato “Bella di giorno” di Buñuel a Venezia e il mondo non si capacitava della dolcezza di un simile scandalo. Lei ha un gusto, sì, un gusto, per il sale impuro della vita inconfondibile appena lei è sullo schermo. È la sua firma. Cinema e vita non sono mai tanto belli come quando sono impuri».

E ancora: «L'amore per il romanzo è in tutti i suoi film. Con Téchiné, Wargnier o Bercot, ha saputo reinventare il cinema del romanzo. Ma non so fare una lista di film. Voglio essere qui, stasera, a Venezia, dove le verrà assegnato il Leone d'oro. Voglio ricordare Kore Eda, o Le Vent de la Nuit, o Place Vendôme che l'hanno già incoronata. Catherine, stasera voglio dirle che conosco un unico artista orgoglioso e libero come lei. È Bob Dylan. Lui ha ricevuto il Nobel, lei il Leone d'oro. Mademoiselle, lei ha reso la mia vita un incanto. La sua libertà è ciò che desidero. A nome di tutti gli spettatori, grazie».

Hillary Clinton

 

LA CERIMONIA

Il Leone d'oro alla carriera alla leggenda francese Catherine Deneuve, la politica americana ed ex First Lady Hillary Clinton in platea, lo stato maggiore di Netflix con il gran capo Ted Sarandos ad accompagnare il film White Noise di Noah Baumbach con Adam Driver e Greta Gerwig che ha aperto la Mostra del cinema di Venezia 2022, ma la realtà ancora una volta, come già accaduto al festival di Cannes, ha rubato prepotentemente la scena.

Il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky a metà della cerimonia in Sala Grande, condotta dall'attrice spagnola Rocio Munoz Morales, irrompe con un messaggio video drammatico con cui ha rinnovato l'appello a «non dimenticare quello che sta accadendo» rivolgendosi ai cineasti e a tutte le maestranze del cinema «perché la vostra voce conta».

(ansa)

Ma al di là delle frasi accorate, ascoltate già in molte occasioni pubbliche, è con altro che Zelensky ha colpito al cuore e gelato la platea. «I nomi sono importanti, rischiano di cadere nell'oblio» e allora eccoli quei nomi, con accanto la loro età dai pochi mesi ai 18 anni: un appello tristissimo, città di origine, città del martirio ed età, uno ad uno, 358 vittime innocenti al 29 agosto 2022, parte di quella strage, che include 6 milioni di persone in fuga.

«Questo è il Cremlino» dice Zelensky in tuta militare. «Non bisogna rimanere in silenzio, sarebbe fare quello che la Russia auspica: abituarsi alla guerra, rassegnarsi alla guerra, dimenticare la guerra. Sono macellai, terroristi, assassini, un orrore che non dura 120 minuti come un film ma ormai da 189 giorni, tanti sono quelli della guerra scatenata dalla Russia contro l'Ucraina».

Un intervento come questo ha azzerato tutto, riportato gli ospiti in abito da sera seduti in platea al mondo che è fuori del Palazzo del cinema, ribadito a tutti che il cinema farà pur riflettere ma resta un sogno, una fantasia. Del resto il mood espresso dai film, già è stato annunciato, piuttosto triste e depresso e forse non potrebbe essere diversamente.

Il film che ha aperto, in concorso, Venezia 79, White Noise, tratto dal romanzo di Don DeLillo, è apocalittico con la sua nube tossica a gettare nel panico i cittadini di una provincia americana, mentre anche in casa, in una famiglia istruita e unita vive il malessere, il male di vivere e la paura di morire. Il film - è importante sottolinearlo nel momento in cui il tema di riportare il pubblico ad amare il cinema in sala, indurlo ad uscire dalla comfort zone del divano di casa, è portante a Venezia 79, ribadito da tutti a cominciare dal direttore della Mostra Alberto Barbera - non uscirà in sala ma andrà direttamente in piattaforma, dal 30 dicembre su Netflix.

«Un grande personaggio ma davvero difficile da definire», ha detto il protagonista Adam Driver che nel film è Jack, un professore di "nazismo avanzato” all'Università e in casa è un padre premuroso e marito affettuoso fin quando non viene colpito dalle radiazioni e scopre perché l'amata moglie Babette prende strane pillole bianche ed è sempre triste.

A guidare la giuria che assegnerà il Leone d'oro quest'anno è Julianne Moore, l'attrice americana, vincitrice dell'Oscar nel 2014 con Still Alice: «Mai avrei pensato di fare parte della giuria di Venezia, tantomeno di presiederla, la mia prima volta al Lido è stata nel 1986, ero una attrice di soap. Cosa sarà determinante? Quello che mi farà battere veloce il cuore», ha detto sottolineando che White Noise ed altri film importanti a Venezia sono per le piattaforme, «ma è la tecnologia che avanza, al centro di tutto resta l'arte e la capacità di raccontarci e questo resterà per sempre».

 Sul red carpet si sono visti tra i tanti il duca di Bridgerton Regé-Jean Page, osannato dalla folla, la mecenate Patrizia Re Rebaudengo, il ministro Dario Franceschini, oltre al cast al completo di White Noise, alle giurie della Mostra che festeggia 90 anni, abiti nude look come tendenza.

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