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Emmy Award, vince un veneziano. Il trionfo e l’orgoglio di Kecy: «Ispirato dalla mia città»

Kecy Salangad, 38 anni, da ragazzo ha vissuto in una casa famiglia insieme alla madre filippina. Diplomato all’Accademia delle Belle Arti, ha vinto il premio per la migliore animazione dell’anno e verrà premiato sabato a Los Angeles

Vera Mantengoli
3 minuti di lettura
il veneziano Kecy Salangad durante le riprese del suo film animato 

VENEZIA. Udite, udite! Sabato 3 settembre, in occasione della consegna dei prestigiosissimi Emmy Awards, in diretta dal Microsoft Theater di Los Angeles, luci, televisori, telefonini e microfoni saranno puntati sul migliore animatore dell’anno: il veneziano Kecy Salangad. Dall’istituzione del premio dedicato all’animazione nel 1991, è lui, 38 anni, il primo italiano che si aggiudica un riconoscimento speciale come Migliore animatore (Emmy Award for Outstanding Individual Achievement in Animation).

Figlio di Kelly, veneziana di origini filippine, e di un militare afroamericano della base Nato di Vicenza ora negli Stati Uniti, Salangad è stato notato per il suo talento mentre lavorava al film The House, visibile su Netflix, per cui ha realizzato i personaggi della prima e della seconda storia.

Il direttore dell’animazione della prima storia Tobias Fouracre e Netflix lo hanno scelto per candidare il suo lavoro alla Television Academy per i Creative Arts Emmy Awards.

Di recente è arrivata la notizia con la gioia della mamma e degli amici. «Non ci credevo e non ci credo ancora», racconta via Zoom dalla Francia, dove sta lavorando per il progetto di animazione “The Inventor” sulla vita di Leonardo Da Vinci, diretto da Kim Keukeleire.

Prima di spostarsi all’estero, dove davvero si investe sull’animazione, Salangad ha studiato al liceo artistico di Venezia, per poi laurearsi in Scultura all’Accademia di Belle Arti, ma la sua storia inizia molto prima, dall’altra parte del mondo, nelle Filippine.

Più di 40 anni fa la sorella della madre, Corazon detta Cora, decide di andarsene dalle Filippine per trovare un lavoro che le permetta di aiutare la famiglia, che è composta dai genitori e da dieci figli, tra fratelli e sorelle.

In quel periodo fa domanda come domestica all’estero e viene accolta da famiglia a Venezia. «Dopo poco la raggiunge per la stessa mansione e nella stessa famiglia anche mia mamma che all’epoca aveva 24 anni», racconta Salangad, che da qualche anno risiede a Manchester. In quel periodo Kelly incontra il padre, che dopo poco tornerà in America. «I primi anni ho vissuto nella Casa Famiglia della Giudecca, poi siamo andati per un periodo nelle Filippine, per poi tornare a Venezia, questa volta da un’altra famiglia a Santa Croce», ricorda Kecy.

«Ho sempre vissuto insieme a tante persone, anche quando ci siamo spostati a Rio Marin, dove abitavamo io, la mamma e altri filippini, e per me è diventato uno stile di vita. Mi piace perché si creano piccole comunità e forse non è un caso che anche adesso io, in Francia, viva con altre nove persone».

Negli ultimi anni, mamma Kelly è in pensione e vive alla Giudecca.

«Sto preparando la valigia per Los Angeles», dice Kecy al telefono, lasciando trasparire un misto di felicità e commozione. In effetti, la storia di Salangad potrebbe essere una di quelle fiabe che ogni giorno lui stesso si ritrova ad animare. Una storia che prende vita grazie alla fantasia e alla capacità di dare forma a scenari fantastici.

«Durante l’Accademia ero innamorato dell’incisione e ho conosciuto l’animazione solo dopo, quando degli amici mi hanno parlato di un corso a Valencia», racconta. «Sono andato con l’intento di imparare una professione e con l’idea di studiare meglio l’illustrazione, ma poi ho trovato nell’animazione il settore che univa tutto quello che mi piaceva: scultura, disegno, fotografia e teatro».

L’animazione di cui parla Salangad consiste nel realizzare dei piccoli pupazzi con una struttura metallica all’interno che, fotografati attimo dopo attimo, danno vita al cosiddetto stop motion.

Il backstage di questo tipo di film è in pratica un altro film: «Per le fiamme abbiamo utilizzato del velcro illuminandolo di rosso, mentre per simulare la nebbia una stoffa con un ricamo che, posta proprio davanti alla cinepresa, dà l’effetto che si vede nelle scene della foresta.

Tutte queste scene vengono girate con i materiali che si trovano, magari in una piccola stanza», spiega a proposito di uno dei tre mediometraggi del film “The House”, con la regia di Emma De Swaef, Paloma Baeza e Marc James Roels.

Il suo sogno è lavorare in America, magari nel Laika Studio, e realizzare un lavoro proprio su Venezia. «La laguna mi ha sicuramente sempre ispirato, basta pensare a com’è scenografica quando è illuminata di notte», confida Salangad a proposito della sua città.

«L’unico modo per scoprirla è prendersi del tempo per poterla guardare e soffermarsi sui dettagli. Spesso penso che mi piacerebbe sviluppare un lavoro su Venezia, ci penso sempre, soprattutto quando cammino per le calli del centro storico».

A pochi giorni dalla premiazione, l’animatore veneziano continua a lavorare, fino all’ultimo, spinto dalla passione e da una rara umiltà, che trasmette anche quando parla del suo lavoro. Per questo tipo di carriera non ci sono delle scorciatoie, come lui stesso racconta.

«È un ambiente meritocratico perché, come dice la mia direttrice di animazione Kim Keukeleire, davanti a un pupazzo siamo tutti uguali».

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