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Grandi Navi, «Crociere, Trieste alternativa all’offshore». Scoppia il caso della relazione parlamentare

Il presidente del porto giuliano: «Una chiacchierata, non doveva entrare nei documenti. La sintesi è stata travisata»

Francesco Furlan
2 minuti di lettura

VENEZIA. «Il Presidente D’Agostino (Zeno, presidente del Porto di Trieste, ndr) ha espresso da ultimo il proprio parere riguardo alla questione dell’accesso alla laguna di Venezia da parte dei passeggeri delle grandi navi da crociera. A suo avviso, in alternativa alla predisposizione del porto offshore, si potrebbe valutare l’utilizzazione del Porto vecchio di Trieste, anche in considerazione delle caratteristiche del suo fondale con 13 metri di pescaggio, che lo renderebbe immediatamente idoneo quale base per un transhipment di passeggeri diretti a Venezia».

Rischia di scoppiare un vero e proprio caso tra Trieste e Venezia dopo l’approvazione di fine luglio da parte della Commissione parlamentare Antimafia della relazione sulla sicurezza portuale del V comitato, di cui è relatore è il deputato mantovano della Lega, Andrea Dara.

Una relazione di 54 pagine che, dopo due anni di lavoro, scatta una fotografia sulla sicurezza dei porti italiani, anche in relazione alla presenza della criminalità organizzata, concentrandosi sugli scali di Gioia Tauro, Genova e Trieste.

Ma che, in una delle pagine dedicate al porto della città giuliana, affronta il tema dell’accessibilità alla laguna di Venezia. Il presidente del porto triestino, D’Agostino – a leggere la sintesi della relazione – si candida ad ospitare le navi da crociera che dovrebbero attraccare a Venezia.

Non solo in via temporanea, come sta accadendo in buona parte ora, quando le navi per il vento non possono entrare nel canale di Malamocco e raggiungere le banchine di Porto Marghera, ma in modo «alternativo» rispetto alla realizzazione del porto offshore. D’Agostino, raggiunto al telefono, dice di essere «basito».

Per due motivi. «Davanti alla commissione abbiamo parlato di questioni relative alla sicurezza e poi, alla fine», dice, «non mi sono mica messo a parlare di Venezia per mia scelta. Ho risposto a una domanda dell’onorevole Nicola Pellicani su Venezia, ma è stata una chiacchierata, non c’entrava nulla con il tema della sicurezza e certo non mi aspettavo che entrasse nella relazione finale».

L’audizione è del novembre del 2021. Ma, al di là dell’opportunità di riportare nella relazione la sintesi del ragionamento su Venezia, D’Agostino quelle cose le ha dette oppure no? «La sintesi e ha travisato quello che ho detto», risponde il presidente del Porto di Trieste, «ho fatto un discorso più ampio, parlando ad esempio della possibilità di realizzare delle mini-crociere tra Trieste e Venezia portando i turisti delle grandi navi in laguna senza grandi difficoltà e senza problemi».

I rapporti istituzionali tra Trieste e Venezia, quando si parla dei due porti del Nordest, soprattutto ora che Venezia è in una fase di oggettiva difficoltà, sono sempre molto delicati. «Che la destinazione urbanistica del Porto Vecchio preveda gli ormeggi per le navi da crociera non è certo un segreto», aggiunge il presidente del porto di Trieste, «ma ci vorranno ancora un paio d’anni anche perché c’è ancora un terminal commerciale (il terminal Adria, ndr) che, causa Covid, ha avuto una proroga della concessione. Ma non ho mai detto che saremo l’alternativa all’offshore di Venezia, progetto del quale tra l’altro non si conosce alcun dettaglio tecnico».

Che il porto di Trieste stia sempre più diventando a misura delle navi di crociera è un dato di fatto. Lo stesso Porto Vecchio, già in una occasione, lo scorso ottobre in coincidenza delle proteste dei portuali, aveva ospitato una nave da 240 metri.

E il piano preparato dell’Autorità portuale con la società Trieste Terminal Passeggeri prevede, a regime, fino a otto attracchi con un potenziale di 600 navi all’anno. Trieste sta a guardare che succede in laguna, sonda gli armatori, aspetta di capire se Venezia troverà una soluzione. Ma intanto si prepara, vuole farsi trovare pronta. E pensa già di portare i turisti a Venezia con mini-crociere.

«Ma sono progetti che prevedono ingenti investimenti», ragiona D’Agostino, «che si realizzano o corealizzano solo se c’è una domanda consistente, e io non solo so se questa domanda per Trieste da qui ai prossimi tre anni ci sarà. E il Porto Vecchio potrà essere utilizzato per spostare navi che ora vengono ormeggiate altrove. Lo ripeto, il Porto Vecchio non è in competizione con il progetto offshore di Venezia».

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