VENEZIA. Il 2022 per gli agricoltori è senza dubbio un annus horribilis. I fortunati che riescono a irrigare i campi lo devono fare a turnazione seguendo le indicazioni del consorzio di bonifica di pertinenza, ma ci sono zone come Mira, Malcontenta Lughetto, Pianiga, Santa Maria di Sala, Salzano e Spinea in cui l’acqua non arriva proprio. E in questo caso c’è poco da fare, le coltivazioni muoiono. A peggiorare la situazione, l'arrivo dell’ondata di calore che ha indotto la Protezione civile regionale a dichiarare lo stato di allarme climatico per disagio fisico per oggi, venerdì, lungo la fascia costiera del Veneto.
E’ così che il 2022 si classifica fino ad ora in Italia come l’anno più caldo di sempre con una temperatura addirittura superiore di +0,98 gradi rispetto alla media storica ma l’aggravante è dettata dalle precipitazioni praticamente dimezzate lungo la Penisola con un calo del 45%. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti relativa ai primi sette mesi dell’anno su dati Isac Cnr, che effettua rilevazioni in Italia dal 1800. L’anomalia climatica più evidente quest’anno si è avuta in estate con il mese di giugno che ha fatto registrare una temperatura media superiore di ben +2,88 gradi rispetto alla media su valori vicini al massimo registrato nel 2003 mentre nel mese di luglio la colonnina è stata più alta di +2,26 gradi la media, inferiore solo al 2005.
Pomodori distrutti dalle alte temperature e dalla mancanza di acqua
Non è tutto, in quanto la siccità provoca anche il proliferare di insetti. E’ da Portogruaro l’allarme della presenza dell’insetto Spodoptera Exigua ghiotto specialmente di barbabietole da zucchero ma anche di soia che in poche ore può sterminare campi interi di coltivazioni.
Un esemplare di Spodoptera Exigua su una foglia
La siccità è dunque diventata la calamità più rilevante per l’agricoltura con danni per le quantità e la qualità dei raccolti, ma a cambiare significativamente in Italia è la distribuzione temporale e geografica delle precipitazioni. Il nostro Paese resta comunque piovoso con circa 300 miliardi di metri cubi d’acqua che cadono annualmente, ma per le carenze infrastrutturali se ne trattengono solo l’11%.
Di fronte alla tropicalizzazione del clima occorre organizzarsi per raccogliere l’acqua nei periodi più piovosi per renderla disponibile nei momenti di difficoltà. Per questo servono – continua Coldiretti – interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali, potenziando la rete di invasi sui territori, creando bacini e utilizzando anche le ex cave per raccogliere l’acqua piovana.
“Gli agricoltori sono già impegnati a fare la propria parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti, ma non deve essere dimenticato che l’acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio, la produzione di cibo e la competitività dell’intero settore alimentare” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare la strategicità in questo momento storico del progetto invasi elaborato da Anbi e Coldiretti. “L’agricoltura – conclude Prandini – è infatti l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli”.
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