Mestre, il Comune sfratta la fontana di piazzale Olivotti. «Attira i clochard»
L’assessore Costalonga: «Serve decoro per quella zona». Ma la proposta scatena il dibattito e tanti sono contrari
Mitia Chiarin
MESTRE. «Chiederò che venga spostata la fontana dove sostano senza tetto e sbandati e di ripensare la piazzetta Olivotti». Sebastiano Costalonga, assessore veneziano al commercio ed esponente Fdi, conferma che la sua proposta di spostare altrove la fontana monumentale realizzata dall’artista Gianni Aricò, è concreta e non figlia della calura estiva.
Per battere il degrado si sfratta l’arte. «Sono legato alla fontana dei Mestieri e va valorizzata. Starebbe benissimo al parco Albanese», avverte.
Da segretario Ugl aveva l’ufficio fronte fontana. «Oggi è una sofferenza vederla usata come luogo di bivacco. Per questo motivo condividerò col sindaco, gli assessori competenti per sicurezza, Elisabetta Pesce, e Sociale, Simone Venturini, oltre che con il presidente della Municipalità di Mestre, Raffaele Pasqualetto, il mio punto di vista per capire come riuscire a riportare la piazzetta Olivotti ad una situazione decorosa. Diversamente sarà bene trovare un altro luogo dove la fontana dei Mestieri possa essere maggiormente visibile e vivibile da tutti».
Far traslocare una fontana con 14 statue dal centro di Mestre dove è presente dal 1986 finanziata da un comitato di commercianti? L’annuncio lascia di stucco e solleva la discussione.
Si dice sbigottito Sandro Cabassi del comitato che sta ricordando l’artista con mostre e visite guidate tra Mestre e Venezia. Insorge lo storico Sergio Barizza. «La fontana monumentale è stata pensata per via Piave come quella di Pederobba che ricorda le vittime della prima guerra mondiale. Spostarla per motivi di degrado? Si diano davvero da fare».
La statua è intrisa di Mestre, racconta il passaggio da campagna a città del lavoro e della industria. Uno dei volti è quello di Cesare Campa che era assessore ai Lavori pubblici nella giunta Laroni e gestì la delicata operazione. «Prima di tutto bisognerebbe chiedere se sono d’accordo coloro che la hanno finanziata, ovvero i commercianti di via Piave che si tassarono per pagare le statue mentre il Comune curò l’arredo urbano», ricorda. «Il luogo era stato scelto per dare un importante contributo in bellezza al centro di Mestre», dice.
«Personalmente, evidenzio che non si toglie la bellezza per la presenza del brutto. Si agisce per togliere il brutto, semmai».
E la Lega, in maggioranza con Costalonga? «Togliere la fontana è solo la estrema ratio di un processo che deve passare per un potenziamento di interventi sociali su queste persone, che stanno creando problemi pure nel parco di villa Querini, dietro gli uffici del Comune», dice con garbo Riccardo Brunello, capogruppo.
Insorge il capogruppo Pd Giuseppe Saccà: «Mestre ha bisogno di politiche di rigenerazione articolate e non di boutade». Per Saccà più che togliere «segni urbani importanti» serve riempire di funzioni spazi vuoti contro il degrado. Come l’ex lavanderia di via Piave, che un tempo si propose di acquisire per farne una vera piazza.
Roberto Stevanato del Centro studi storici: «Ci aspettiamo che domani l’assessore proponga di togliere i leoncini della piazzetta e tutti i gradini di piazza San Marco per evitare che turisti cafoni si siedano per consumare il panino portato da casa. Perché invece l’assessore non sposta le Vele di piazzale Donatori di Sangue, fortemente impattanti nello scenario di Villa Erizzo e diventate l’orinatoio degli sbandati?».
Si aggiunge Maria Laura Faccini di Progetto Comune: «Sono state tolte le panchine praticamente in ogni luogo, adesso si propone di togliere la fontana di un artista perché ci sono gli sbandati? Forse bisognerebbe affrontare il problema dal punto di vista sociale, non depauperando Mestre di una delle poche opere d'arte che la abbelliscono».
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