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Mose alzato con l’energia solare, arriva il “no” degli ambientalisti

Il ministero chiede la documentazione. La superficie richiesta è pari a quella di cento campi da calcio

Alberto Vitucci
1 minuto di lettura

VENEZIA. Il Mose alzato con l’energia solare. Una bella idea, che però trova molti ostacoli nella sua realizzazione.

Ieri il ministero per l’Ambiente ha chiesto agli uffici veneziani documentazione per verificare la possibilità di sistemare pannelli fotovoltaici in laguna. La superficie richiesta è enorme. Per produrre 44 megawatt, fino a un milione di metri quadrati. Un centinaio di campi da calcio messi in fila. Il luogo dove stendere i pannelli per catturare l’energia del sole deve essere per forza vicino alle dighe. L’ipotesi è quella della piarda di Santa Maria del Mare. La gettata di cemento realizzata al posto della spiaggia dove sono stati costruiti gli enormi cassoni in calcestruzzo del Mose, affondati in laguna per sostenere le paratoie. Un “no” assoluto arriva dalle associazioni ambientaliste, Italia Nostra in testa, che hanno inviato documenti e un dossier al ministero.

«Come ribadito più volte anche dall’ex provveditore alle Opere pubbliche Roberto Linetti» dice Stefano Boato, docente Iuav e per vent’anni rappresentante in Salvaguardia del ministero per l’Ambiente, «i pannelli non possono essere installati sulla grande piarda di Pellestrina». Il primo motivo, scrive l’urbanista, è che il cantiere è stato realizzato con la prescrizione approvata da ministeri, soprintendenza, Regione e Comune di demolire la grande piastra a fine lavori, provvedendo al ripristino naturalistico dei luoghi. Dove esiste un vincolo paesaggistico di tutela della spiaggia e di tutta l’area contermine del litorale. Non basta. Perché l’Unione europea e il governo italiano nel Piano Europa, approvato per superare l’infrazione europea a seguito della costruzione del Mose, hanno sancito la demolizione con finanziamento e progetto per il cantiere in calcestruzzo, con la ricostruzione naturalistica della spiaggia.

I pannelli, propone Boato, potrebbero essere invece installati sulle aree di Marghera di proprietà dell’Eni, come i 106 ettari inquinati, non nei terreni agricoli della gronda lagunare e tanto meno in laguna. Altre ipotesi per ricavare energia pulita, avanzate invano negli anni scorsi, prevedevano l’utilizzo di turbine alle bocche di porto per sfruttare la corrente del mare. Ma adesso la commissaria Spitz ha affidato all’Eni un progetto per realizzare i pannelli fotovoltaici da impiantare in laguna nelle vicinanze del Mose. Intanto il Consorzio Venezia Nuova ha comunicato che a fine mese si svolgeranno sollevamenti di prova delle barriere mobili. Il 29 luglio a Chioggia, il 31 a Malamocco, il 2 agosto al Lido, San Nicolò e Treporti, dalle 9 alle 13. In questi orari la navigazione alle bocche di porto sarà preclusa. Saranno sperimentati nuovi impianti e verificate le condizioni di usura delle strutture e delle paratoie.

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