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Portogruaro, ex carabinieri condannati per calunnia nei confronti del superiore

Smascherati dal maresciallo per dei falsi a favore di amici, lo accusano di aver nascosto delle prove in un’ indagine per frode. Ma era tutto falso.

Carlo Mion
2 minuti di lettura

Il tribunale di Pordenone

 

PORTOGRUARO. Due sono usciti dall’Arma, uno presta ancora servizio a Milano ma a breve se ne andrà cacciato dal Comando Generale. Tutti e tre, nel 2014, erano in servizio nella caserma di Villanova di Fossalta di Portogruaro.

Due, per ritorsione nei confronti del loro comandante, inviarono delle relazioni, convincendo anche il terzo a farlo, nelle quali denunciavano il superiore di avere occultato delle prove a carico di suoi conoscenti in un’indagine per frode.

Prima il comandante è stato assolto per non aver commesso il fatto e ieri i tre sono stati condannati per calunnia aggravata in concorso. Si tratta di Stefano Cicuttin, 59 anni, di Ronchis (Udine); Giuseppe Bartoli, 63 anni, di Caorle; e Fabio Lazzaro, 39 anni, di Teglio Veneto. Cicuttin e Bartoli sono stati condannati a tre anni di carcere, mentre Lazzaro a due anni e otto mesi.

Il giudice monocratico Eugenio Pergola di Pordenone, inoltre, ha stabilito una provvisionale di 20 mila euro alla parte civile, cioè il maresciallo Giuliano Piva. Sempre il giudice ha inviato gli atti al pm per valutare altri profili di reato. Insomma le indagini non sono chiuse e altre persone potrebbero finire nell’inchiesta. A coordinare le indagini è stata la pm Maria Grazia Zaina.

I veleni i tre iniziano a spargerli quando due di loro Cicuttin e Bartoli capiscono che Piva aveva scoperto i falsi che avevano commesso per aiutare degli amici ad evitare di pagare le multe per eccesso di velocità. I due è un loro collega, quando altri comandi scrivevano in caserma perché venisse accertare chi guidava il veicolo beccato dall’autovelox a correre oltre i limiti, fornivano dati falsi.

Naturalmente quando si trattava di amici o conoscenti. Utilizzavano un documento d’identità, poco leggibile, ed appartenuto ad un autista di camion sloveno, morto in un incidente stradale. Complivano i moduli con i dati dell’autista straniero, facendolo passare per il conducente che non aveva rispettato i limiti di velocità.

Quindi al vero trasgressore veniva risparmiata la sanzione e la perdita di punti della patente. Era il 2012. Il maresciallo Piva scopre tutto questo è denuncia Cicuttin, Bartoli è un terzo carabiniere per falso ideologico in atto pubblico. Reato per il quale i tre patteggiano, nel 2016, Cicuttin un anno e sei mesi e Bartoli nove mesi. Pena sospesa.

Prima del patteggiamento scatta la ritorsione. Nell’ottobre del 2013 nella caserma di Villanova un cittadino presenta una denuncia perché qualcuno, in maniera fraudolenta, aveva eseguito dei prelievi in maniera fraudolenta con il suo bancomat.

Nel febbraio successivo lo stesso cittadino si ripresenta dicendo che erano stati fatti altri prelievi fraudolenti. A quel punto Piva dice a Lazzaro di inviare il fascicolo inerente alla denuncia del cittadino in Procura e di mettere da parte un dischetto che conteneva degli indizi, questo per indagare successivamente su quegli elementi. Secondo Lazzaro, Piva vuole “accantonare” fonti di prova perché riguarderebbero dei suoi conoscenti.

Il carabiniere si confida con Cicuttin e Bartoli e i tre decidono di inviare altrettante relazioni in Procura a Pordenone. L’indagine su Piva, difeso dall’avvocato Igor Visentin, lo scagiona su tutti i fronti a conferma del comportamento corretto del maresciallo. Dopo i patteggiamenti per il falso, ora per i tre ex carabinieri arrivano le condanne per calunnia.

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