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Caso Medinskij, Ca’ Foscari è senza pace: procedimento disciplinare al professore per le critiche alla rettrice

Disappunto di Roson (docente di Politica economica nell’ateneo veneziano): «Hanno adottato un provvedimento di epoca fascista, non capisco»

Vera Mantengoli
2 minuti di lettura

VENEZIA. Censurato per irregolare condotta dopo aver criticato in un post su Facebook l’onorificenza a Medinskij e accusato i vertici dell’ateneo che all’epoca lo avevano permesso. Si è concluso così il provvedimento disciplinare avviato dalla rettrice Tiziana Lippiello contro Roberto Roson, professore associato di Politica economica di Ca’ Foscari, che a inizio marzo aveva criticato (come tantissimi altri) l’onorificenza consegnata dall’ateneo nel 2014 a Vladimir Medinskij (ma anche Medinsky), braccio destro di Putin.

Roson non riesce a capacitarsi è che per motivare la decisione la rettrice ha fatto riferimento all’articolo 88 del Regio decreto del 31 agosto 1933 del Testo unico delle leggi sull’istruzione superiore, redatto in pieno periodo fascista e ancora in vigore. Per l’università, Roson è colpevole di aver pubblicato un post contenente «pesanti accuse nei confronti dell’organo di vertice dell’ateneo pro tempore, aggravate dalla dimensione pubblica del messaggio postato sul social network».

Riavvolgiamo il nastro. Siamo a inizio marzo. Da pochi giorni la Russia ha invaso l’Ucraina e Putin nomina come suo portavoce Vladimir Medinskij. Il nome riporta a galla un fatto mai digerito da tanti studenti e professori, ovvero quell’onorificenza data a Medinskij nel 2014.

Roson, sull’onda di molte proteste che chiedevano l’immediato ritiro dell’onorificenza, scrive un post, taggando la rettrice: «Cara Rettrice Tiziana Lippiello, la nomina di una commissione mi sembra un escamotage per prendere tempo, di fronte a un fatto scandaloso, che danneggia profondamente reputazione e credibilità dell’ateneo. Giustamente fai notare che si tratta di una iniziativa presa dal precedente rettore (Carlo Carraro), e dalla quale spero tu vorrai dissociarti in maniera netta ed inequivocabile. Non c’è nessuna giustificazione che regga all’attribuzione di una affiliazione onoraria a Medinsky (nato a Smila, città oggi ucraina, è stato accusato nel 2011 di plagio per la sua tesi di dottorato, con evidenze di plagio anche nei suoi lavori precedenti del 1997 e 1999). Chiarissima, invece, la reale motivazione, ovvero quella di blandire un potente oligarca, sperando che questo possa portare dei vantaggi. Non tanto all’Ateneo, direi, quanto a chi a quel tempo lo governava. In poche parole, vendere Ca’ Foscari, per trarre vantaggi personali».

Parte dell’associazione Trasparenza e merito, Roson rimane basito. «Se l’ateneo mi avesse detto tranquillamente che era eccessivo l’avrei modificato, ma la modalità utilizzata la trovo intimidatoria. Già all’epoca l’onorificenza mi sembrava scandalosa» spiega Roson. «A marzo, quando ho scritto il post, c’erano delle immagini inequivocabili del ruolo della Russia e mi sembrava una questione morale togliere a Medinskij quel titolo, ma invece sono stato raggiunto da un provvedimento di epoca fascista». Nei fatti si tratta di una sorta di “macchia di disonore” perché il post è ancora lì, ma con l’avvertimento che è il provvedimento è nel fascicolo del professore. Roson non cambia idea. «La storia dell’impossibilità di revocare l’onorificenza a Medinskij perché non lo prevede l’iter burocratico non sta in piedi».

Sulla questione la rettrice ha fatto sapere di non aver nulla da commentare.

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