Nuova mala del Tronchetto e maxi rapina da 550 mila euro al garage. Il basista era il cugino dell’albergatore
Soldi in nero per acquistare la licenza dal tassista Fort. La vittima chiede che sia contestato il tentato omicidio. Ecco com’era stato organizzato l’agguato
Carlo Mion
VENEZIA. La rapina ai danni del motoscafista che cede la propria licenza all’albergatore è quella che rende di più, 550 mila euro, al gruppo di Loris Trabujo e Gilberto Boato. Una rapina che secondo i Carabinieri del Ros è stata possibile grazie ai basisti Sebastiano Goattin e Mattia Laterza, il primo cugino e socio in affari dell’albergatore che ha acquistato la licenza, il secondo amico di Trabujo e anello di collegamento con Goattin.
Ora Stefano Fort, vittima della rapina, attraverso il suo legale Luigi Ravagnan chiede che agli aggressori venga contestato il tentato omicidio.
Fort nella lettera ricostruisce le fasi della rapina e mette in evidenza il ruolo dei vari protagonisti. Scrive Fort: «Il 23 aprile 2019, alle 9. 30, venivo contattato al cellulare da Sebastiano Goattin, che mi dava appuntamento alle 10. 30 in darsena al Tronchetto. Io parcheggiai la macchina al piano terra del park comunale vicino all’uscita e mi recai in darsena salendo sul taxi di Goattin, il quale mi portò in Piazzale Roma – Rio Nuovo – continuammo a piedi attraverso il piazzale».
«Domandai a Goattin dove stavamo andando e lo stesso mi rispose che stavamo andando nell’ufficio di suo cugino (l’albergatore che acquista la licenza ndr). Gli feci notare che non ero stato avvisato precedentemente e, se avessi saputo di questo incontro, avrei parcheggiato la macchina in Piazzale Roma, anziché al Tronchetto ma, mi rispose che anche lui era stato avvisato all’ultimo minuto».
Ancora: «Quando arrivammo nell’ufficio del cugino da uno zainetto, portato da un suo figlio che rimase presente, fu estratto del denaro (mi si disse pari a 550. 000 €, che io ho visto ma non contato), lo misi nel trolley che avevo portato. A quel punto il Goattin mi disse che andava prendere il taxi e mi avrebbe ripreso nel Canale dei Tabacchi».
È evidente che si tratta di soldi in nero. Quindi Goattin lo porta alla darsena del Tronchetto. Una volta sceso Fort si reca da solo all’auto. Qui viene avvicinato da due uomini, le indagini diranno che si tratta di Daniele Corradini e di Festim Shemmolari. Si qualificarono come carabinieri.
«Mi chiesero se fossi io il signor Fort Stefano e mi ordinarono di mettere le mani sopra la macchina per controllare se fossi armato. Solo a quel punto mi accorsi che uno di loro era armato con Taser che mi fu puntato al collo per due volte. In quel momento riuscii a reagire perché avevo intuito che non si trattava di carabinieri ma, bensì, di due rapinatori ed inoltre mi accorsi, durante la colluttazione, che uno dei due era armato con una pistola Beretta e subito dopo venni colpito alla testa due volte con il calcio della pistola».
Prosegue il racconto: «Nel momento in cui stavo per perdere i sensi, notai che uno di loro si chinò e raccolse il trolley per poi fuggire. All’arrivo di uno dei guardiani io gli dissi di chiamare i carabinieri, io invece chiamai con il Goattin dicendogli di tornare indietro perché ero stato rapinato. Goattin tornò indietro e mi disse di non parlare dei soldi ai carabinieri, i quali appena arrivati fecero un controllo alle telecamere dove riscontrarono che i due della rapina mi stavano aspettando da 20 minuti».
I due rapinatori vennero portati, in barca, da Adriano Rizzi a Fusina. Qui Corradini se ne andò per conto suo, mentre Shemmolari salì in auto con Trabujo. Portarono i soldi a Mestre a casa di Lucia Marazzi, mamma di Trabujo. —
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