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Ombrelloni da spiaggia per ripararsi dal sole a Venezia. Gondolieri sotto accusa: «Deprecabile sciatteria»

In una città dove tutto è vincolato compaiono panche e teli colorati. L’accusa: «Dove sono Soprintendenza, Comune e Unesco?»

eugenio pendolini
1 minuto di lettura

VENEZIA. Sono spuntati ai primi caldi estivi. Verdi, gialli, a righe bianche e blu. Insieme alle panchine in legno, dove sedersi per qualche minuto all’ombra. Sono gli ombrelloni i nuovi ripari dei gondolieri.

Ombrelloni multicolor in una città dove tutto è strettamente vincolato, ed ecco che c’è già chi storce la bocca e denuncia l’effetto «Riccione» come se al posto dei canali e della laguna si trattasse della riva di uno stabilimento balneare.

Un fenomeno reso ancora più evidente proprio negli ultimi mesi. Già perché come spiegano alcuni addetti ai lavori, a partire da quest’anno le concessioni di stazi lungo le rive sono aumentate come conseguenza della carenza di lavoro durante i due anni di pandemia. Tant’è che ora stazi una volta frequentatissimi, come ad esempio quello di piazza San Marco, raccolgono molti meno turisti rispetto al passato: la maggior parte ormai monta a bordo delle gondole ormeggiate nei pontili interni e nelle rive cittadine.

Ed ecco che panchine, tariffe con scritte in inglese come “boat service” e spesso sistemate sopra ai ponti in prossimità dello stazio (come nel caso della fondamenta del Remedio) e, appunto, ombrelloni sono comparsi un po’ dappertutto nonostante le segnalazioni dei cittadini per violazione del regolamento.

L’uso degli ombrelloni per ripararsi dal sole, ad esempio, è considerato «tollerato». A patto di richiuderlo quando il sole viene oscurato dai palazzi o dal tramonto. Cosa che non sempre accade, e così gli ombrelloni restano aperti anche tutto il giorno con l’effetto di attirare ancor di più i turisti, a danno invece di quei gondolieri che rispettano le regole e che lo richiudono non appena finisce il momento di bisogno.

«Non risulta nemmeno ai vecchi veneziani, l’abitudine di posizionare decine di ombrelloni multicolore per calli, ponti o campi», denuncia Alessandro Tamborini, «una deprecabile ed inaudita sciatteria imposta alla città senza neppure l’accortezza di comprane di uguali, magari di un colore decoroso e con un logo. Soprintendenza, Comune di Venezia, Unesco, non hanno nulla da ridire? Compaiono ora anche cartelli disuguali, attaccati a pali e ai ponti con incuria e spesso solo in inglese con l’orribile “boat service”». 

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