Il viaggio segreto dei farmaci nel ventre dell’ospedale di Mestre, grazie a 40 navette salvavita. Dagli anti tumorali a quelli per i bambini
Il sistema della Farmacia ospedaliera dell’Angelo sposta più di 20 milioni di medicine all’anno. Dal magazzino, i prodotti richiesti arrivano in tempo reale direttamente nei singoli reparti.
Marta Artico
Il "viaggio" nell'ospedale (foto Pòrcile)
MESTRE. All’interno dell’ospedale dell’Angelo di Mestre, i farmaci compiono un vero e proprio viaggio per arrivare nella stanza del paziente oppure al consumatore diretto, dal momento che alcuni particolari farmaci di fascia alta, come quelli per curare la fibrosi cistica o malattie rare e acute non solo sono costosissimi (migliaia di euro la scatola), ma devono essere conservati a temperature stabilite e dunque presuppongono il mantenimento della catena del freddo.
Effetto backstage, il singolare viaggio dei farmaci all’ospedale dell’Angelo
Effetto backstage: il singolare viaggio dei farmaci all'Ospedale dell'Angelo
Solo a Mestre, Farmacia ospedaliera hub dell’Usl 3 Serenissima, lo sportello eroga 20 milioni di euro in farmaci l’anno. Completamente pagati dal sistema sanitario nazionale. Il dottor Alessandro Chinellato è il direttore della Farmacia dell’ospedale dell’Angelo, cui fanno riferimento ogni giorno oltre cento persone. Assieme a Cristina Lorenzon, operatrice sociosanitaria responsabile della logistica, conoscono i segreti di ogni singolo prodotto che arriva e viene scaricato, ogni scaffale e ogni frigo, loro è la responsabilità di tutta la filiera completamente informatizzata. Da quando i farmaci vengono ordinati a quando vengono consegnati. Distribuiti alle case di riposo o ai distretti sociosanitari.
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Il doppio flusso del farmaco
«La Farmacia ospedaliera gestisce il doppio flusso dei farmaci indirizzati al reparto e al paziente», spiega Chinellato, «noi inviamo e riceviamo farmaci dalle aziende, che sono controllati tramite procedure per avere standard che permettono di garantirne la corretta conservazione: una volta sdoganato l’arrivo dei farmaci e accertato che sono destinati alla nostra farmacia, vengono indirizzati, se a temperatura controllata nelle scaffalature opportune, e inviati al reparto ospedaliero o allo sportello distribuzione diretta, dove il paziente lo ritira».
Di che prodotti si tratta? «Medicine ad elevata attività farmacologica e una somministrazione delicata, destinate a patologie particolari e importanti, molto costose. Ciò permette a noi di garantire tracciabilità del farmaco, corretta modalità di spiegazione al paziente, come assumerlo e conservarlo, o interfacciarci con gli specialisti clinici ospedalieri per garantirne la corretta erogazione e somministrazione». All’interno dell’ospedale ci sono due punti dove sono manipolati i farmaci: il laboratorio Ufa, unità farmaci antiblastici, dove vengono prodotti farmaci per i pazienti tumorali e il laboratorio di galenica, dove si preparano le posologie ad hoc per i pazienti pediatrici.
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I “data logger” dentro la bolla
Quando arrivano i farmaci più delicati, un operatore apre la scatola dello stock e dentro trova una bolla di consegna con un “data logger”, un mini computer con chiavetta, che si blocca una volta aperto e viene inserito nel computer ospedaliero per verificare la temperatura a cui ha viaggiato il farmaco all’interno del camion da quando è uscito dall’azienda farmaceutica.
Il sistema di navette
All’interno dell’ospedale c’è anche un metodo speciale e unico nel territorio. Spiega Cristina Lorenzon: «40 navette per il trasporto dei farmaci che si muovono mediante un sistema ingegneristico. Il reparto ospedaliero fa richiesta dei farmaci e noi, attraverso una navetta facciamo partire il farmaco che arriva direttamente al reparto senza che l’operatore faccia un solo passo fuori. C’è un sistema di sirene e lo svuotamento del carrello che arriva sul posto». Tecnici e ingegneri che controllano il circuito e il suo spostamento per arrivare all’interno dei reparti.
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Tra ampolle e miscelatori per preparare formulazioni adatte ai pazienti pediatrici
Gli operatori diluiscono i principi attivi e li lavorano con gli eccipienti per creare posologie su misura per la somministrazione ai bambini
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Ampolle di tutte le dimensioni, simili a quella che ci lasciavano a bocca aperta da piccoli incollati alla tivù a seguire “I Puffi, quando “Gargamella” preparava le sue “pozioni”. Solo che all’interno del laboratorio di galenica dell’ospedale dell’Angelo, lavorano persone che salvano la vita agli altri ogni giorno, nella maggior parte dei casi ai pazienti pediatrici, quelli più piccoli e che hanno bisogno di maggiori attenzioni.
Siamo entrati in un altro di quei luoghi di cui la maggior parte dei pazienti non conosce l’esistenza. «Nel laboratorio di galenica della farmacia del nosocomio hub», spiega il primario, Chinellato, «sono al lavoro operatori intenti a preparare formulazioni che non si trovano in commercio, vuoi per la tipologia di farmaco o per la posologia del farmaco stesso, ossia la modalità con cui deve essere somministrato alla persona che ne ha urgenza: una volta arrivate le richieste degli specialisti, le prendiamo in consegna e vengono preparate in questo locale».
Un esempio dottore? «Quando il farmaco deve essere somministrato in base al peso: in commercio ci sono farmaci che vanno presi in base al peso medio, 60-70 chilogrammi, ma se si tratta di neonati o bambini, si deve preparare un farmaco per il paziente specifico». Quando arriviamo Roberta sta preparando con massima concentrazione delle capsule di nadololo per una bambina, un principio attivo appartenente al gruppo dei beta-bloccanti che trova impiego nel trattamento di ipertensione e alcuni tipi disturbi cardiaci.
«In commercio si trova con un dosaggio di 80 milligrammi, noi dobbiamo modificarlo e renderlo adatto a una posologia minore». Il tecnico si mette al lavoro, miscela il farmaco con l'eccipiente, in questo caso l’amido di riso, per poi diluirlo. Precisa: «La miscela, ossia il prodotto diluito viene distribuito nelle capsule – che successivamente vengono chiuse – messo in una boccetta etichettato con prescrizione del medico e consegnato al reparto o allo sportello della distribuzione diretta».
A parole, durante la descrizione del primario, sembra facile, quasi un’operazione in cui potrebbero cimentarsi tutti. In realtà basta capire cosa si fa all’interno di uno di questi due laboratori, per rendersi conto che qui gli specialisti preparano posologie per situazioni delicatissime, in cui si deve prestare attenzione certosina a ogni dettaglio.
Allo sportello della distribuzione diretta – ci è stato raccontato – arriverà un armadio robotizzato che gestirà tutta la filiera dell’ufficio mediante intelligenza artificiale. Perché non si tratta solo di catena della distribuzione, ma ogni farmaco che viene somministrato a un paziente o ai suoi familiari rispettando la privacy, come quello per la cirrosi epatica nuovo in commercio, deve essere schedato. Tutto quello che entra e che esce è catalogato e molti farmaci sono tenuti sotto chiave, ad esempio morfine e oppioidi.
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Nel laboratorio sterile dove si “manipolano” i preparati contro il cancro
Terapia validazione e “allestimento” del prodotto sono passaggi delicatissimi. «Ogni paziente è diverso e la cura va personalizzata»
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Una preparazione diversa dall’altra, per combattere la malattia che oggi sempre più spesso si vince. Il laboratorio più complesso, è la cosiddetta Ufa, unità farmaci antiblastica, dove la prima regola è quella della sterilità. La seconda è la “personalizzazione”, perché le persone malate sono tutte diverse e tutte con esigenze differenti per combattere il cancro.
Il responsabile è il dottor Enrico Gori, che si muove con attenzione all’interno. In questo laboratorio formato da tre stanze, lavorano molti farmacisti, tecnici e specialisti che devono predisporre le soluzioni di farmaco che poi verranno somministrate ai molti pazienti oncologici che gravitano all’Angelo. «Qui vengono allestite le preparazioni citotossiche», spiega, «in condizioni di asepsi, quindi ci sono delle cappe a flusso laminare verticale, una cappa specifica per la parte di oncologia e una cappa per i farmaci destinati all’ematologia». Adiacente al laboratorio c’è un locale cosiddetto filtro dove avviene la vestizione del personale prima dell’ingresso – spiega il responsabile – perché all’interno va mantenuta una pressione passiva di meno dieci Pascal, in quanto non ci deve essere contaminazione con l’esterno. Per questo è stato realizzato un armadio passante con doppio sportello in modo che non si aprano mai contemporaneamente le due porte che mettono in comunicazione tra loro i settori diversi del laboratorio».
Sono farmaci pericolosi? «Possono creare tumori, sono tossici sia per contatto che per inalazione: i locali sono sottoposti a controlli periodici che vengono eseguiti per vedere se ci sono contaminazioni, in genere viene preso il platino come indicatore in quanto persistente nell’ambiente, molti vecchi farmaci antiblastici sono a base di platino, in ogni caso vengono eseguite rilevazioni dappertutto». Spiega Chinellato, direttore della Farmacia: «È necessario prepararli perché essendo specifici per determinati tumori variano in base al peso e alla massa corporea, si deve tarare la preparazione per ogni singolo paziente». La richiesta arriva al farmacista che la valida e ne verifica la conformità secondo le normative e solo dopo questo passaggio, il farmaco può cominciare ad essere allestito. «Ogni paziente in questo laboratorio è diverso dall’altro e quindi ogni preparazione sarà diversa dall’altra». Non ce ne sono due uguali. Le pastiglie per le cure antitumorali sono messe in commercio dalla ditta, questi preparati sono da ricostituire. «Sono polveri o soluzioni madre che vanno diluite e personalizzate. Sono prodotti molto instabili, non è possibile che la ditta li prepari prima perché arriverebbero alterati al paziente, durano un paio di ore: vengono preparati, si ritira le terapie e vengono somministrati subito». Chi decide? «Il primario oncologo si consulta sulla linea da adottare».
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La Farmacia ospedaliera eroga i farmaci “per conto”
Il rapporto tra l’ospedale e i punti vendita
La distribuzione dei farmaci avviene mediante due tipi di farmacia: la farmacia privata sul territorio convenzionata con il sistema sanitario nazionale e quella ospedaliera, il cui sportello riceve almeno 120 persone al giorno. La farmacia privata acquista i farmaci per conto proprio dalle aziende farmaceutiche o dai grossisti ed eroga su prescrizione del medico. C’è poi una nicchia che si chiama distribuzione per conto (dpc): sono farmaci che acquista la farmacia ospedaliera ed eroga, per comodità dei pazienti, sempre attraverso le farmacie aperte al pubblico, le quali vengono rimborsate presentando le prescrizioni al servizio farmaceutico territoriale. La farmacia ospedaliera acquista direttamente e può avere scontistiche più elevate su medicinali costosissimi.
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