A Venezia mancano 40 medici di base. L’Ordine: «Sì all’utilizzo dei neo laureati»
E specializzandi nei Pronto soccorso. Il presidente Leoni: ok dal secondo anno, più soldi per prestazioni aggiuntive
Alberto Sanavia
VENEZIA. «I medici hanno bisogno d’esperienza, anche quelli di base». Sono circa una quarantina i medici di medicina generale che mancano nel territorio veneziano per poter andare a regime.
Se la Regione prosegue sulla propria linea nel coinvolgimento dei giovani medici laureati per supplire alle mancanze dei medici di base nel territorio e nei reparti di Pronto soccorso ospedalieri, il presidente dell’Ordine dei medici di Venezia, Giovanni Leoni, spiega i punti in cui c’è convergenza e quelli in cui potrebbero emergere delle criticità.
«Nei Pronto soccorso, anche la gestione di codici bianchi richiede esperienza», dice, «per cui una specializzazione è necessaria, almeno dal secondo anno. È vero che sono laureati, ma hanno bisogno di essere formati. Ecco che il loro impiego è più significativo quando hanno già ricevuto un minimo di formazione sul campo». Una formazione che, secondo l’Ordine, diventa importante anche per i medici di medicina generale. «Oltre alla parte clinica», prosegue Leoni, «i medici devono avere dimestichezza sulle certificazioni e sulla gestione del carico burocratico che pesa sulle loro spalle, raddoppiata negli ultimi anni e accentuata con il Covid».
Ecco che il via libera al tetto di 1.200 pazienti per i medici in formazione da un lato può servire ad ampliare il servizio, ma secondo Omceo Venezia non può ricadere su una singola persona non ancora formata. «Il bisogno che possono avere i giovani medici e i dottori di base in generale, dice Leoni, «è quello della presenza di soggetti che possano aiutare a gestire l’immensa mole di lavoro d’ufficio necessaria ora. Sul territorio siamo contrari ai 1.000 pazienti per medico dal primo anno, 1.200 dal secondo. Sono anche loro medici in formazione, necessitano di esperienza. Siamo d’accordo però sull’accesso nei Pronto soccorso dei dottori che hanno prestato servizio nel pubblico per almeno quattro anni o nell’emergenza-urgenza anche nei 15 anni precedenti».
Maggiori riserve sull’aumento a 100 euro lordi di compenso orario per prestazioni aggiuntive ai soli medici dell’emergenza-urgenza. «Fermo restando l’utilizzo degli specializzandi solo dal secondo anno», sottolinea Leoni, «è giusto che per i medici dipendenti, le prestazioni aggiuntive, in tutti i reparti dove esista deficit di personale e concorsi già esperiti senza esito adeguato, non siano bloccati a 60 euro lordi all’ora. Questa era infatti una cifra ferma da 15 anni. Ben vengano i 100 euro ora, ma almeno parifichiamo il valore di un medico dipendente in extra orario (magari con 30 anni di lavoro alle spalle) al valore di un medico di cooperativa o specializzando, perché altrimenti sarebbe una sperequazione umiliante per chi tiene duro ».
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