Malcontenta convivrà ancora con la San Marco Petroli
Cancellato il trasferimento dell’azienda previsto dall’accordo Moranzani. Il consiglio comunale impegna il sindaco a valutare in futuro la revisione della decisione ma Bettin insorge: «Scelta regressiva e sbagliata»
Mitia Chiarin
MESTRE. Il Consiglio comunale ha approvato, venerdì, con 19 voti favorevoli, 12 contrari e 1 astenuto, la delibera con la quale viene adottata la variante al Piano degli Interventi n. 86, relativa alla modifica della Zona Territoriale Omogenea dell'area della ditta San Marco Petroli, riclassificando la zona da Z.T.O. "SP - Standard Produttivo" a Z.T.O. D1.1a - Zona Industriale portuale di completamento". Il provvedimento è stato adottato ai sensi dell'art. 18 della Legge Regionale del 23 aprile 2004 n. 11 "Norme per il governo del territorio e in materia di paesaggio" ed in ottemperanza alla revisione, sottoscritta nel mese di giugno 2020, dell'Accordo di programma "Moranzani" (A.d.P) relativo alla gestione dei sedimenti di dragaggio dei canali di grande navigazione e alla riqualificazione ambientale, paesaggistica, idraulica e viabilistica dell'area di Venezia, Malcontenta e Marghera. Uno dei punti dell’accordo di programma Moranzani del marzo 2008 prevedeva il trasferimento degli impiati industriali della San Marco Petroli Spa, oggi a ridosso dell’abitato di Malcontenta, nella area dei 43 ettari fronte canale industriale Sud.
«Tuttavia la sostenibilità finanziaria delle opere di compensazione ambientale previste dall’A.d.P. “Moranzani”, tra cui lo spostamento di San Marco Petroli S.p.A., sono venute meno e pertanto gli Enti sottoscrittori dell’accordo nel mese di giugno 2020 hanno sottoscritto una modifica dell’A.d.P. stabilendo che la San Marco Petroli resti nel sito esistente», spiega la nota dell’amministrazione comunale.
Nel corso della seduta è stata anche approvata una mozione collegata (15 voto favorevoli, 8 non votanti) con cui "rilevando come lo spostamento della San Marco Petroli rivesta comunque un consistente interesse in termini ambientali comportando benefici al territorio ed ai cittadini di Malcontenta, anche in ragione della prossima realizzazione del Parco lineare Malcontenta", il Consiglio comunale impegna il sindaco e la Giunta ad attivarsi affinché:
al mutare delle condizioni che hanno determinato l’attuale situazione, si attuino tutte le azioni necessarie per il trasferimento e l’insediamento del sito produttivo della San Marco Petroli SpA in altro spazio idoneo all’interno della zona Industriale e, una volta cessata e dismessa l’attività, a riclassificare ad “area a verde” il sito attualmente utilizzato dalla ditta; qualora le condizioni economiche lo consentano, facendosi parte attiva con gli Enti sottoscrittori dell’Accordo di Programma, si possa prevedere lo spostamento della San Marco Petroli in altro sito all’interno della zona produttiva; si relazioni al Consiglio comunale ed alla Municipalità di Marghera sulle azioni intraprese consentendo la più ampia partecipazione di tutta la cittadinanza direttamente interessata.
LA PROTESTA
Il voto del consiglio comunale «contraddice l’impegno di allontanare dal centro abitato, a ridosso del quale sorge, lo stabilimento della San Marco Petroli, un impianto industriale che la Prefettura di Venezia, anche con il nuovo Piano Emergenze Esterne aggiornato e pubblicato il 14 dicembre 2021, che ha riclassificato 8 impianti a rischio di incidente rilevante soggetti alla “normativa Seveso” di Porto Marghera, ha confermato tra essi. Anzi, è il più vicino fra tutti al centro abitato e quindi il più pericoloso per la cittadinanza. A nulla serve che la maggioranza abbia accompagnato questa delibera con una mozione che auspica che “in futuro” si possa spostarlo. Intanto, con la Variante approvata ha inchiodato il destino di Malcontenta alla contiguità con un impianto pericoloso», denuncia la lista verde progressista di Gianfranco Bettin e Gianluca Trabucco. «Invece che utilizzare i fondi del PNRR per attuare l’Accordo Moranzani in coerenza con la finalità di rigenerazione industriale e risanamento ambientale e, appunto, spostare l’impianto, li usano e usano fondi e mutui comunali per oltre 300 milioni per fare stadio e palasport. È un rovesciamento degli impegni presi, deciso senza neanche consultare la popolazione interessata che l’aveva condiviso con un processo partecipativo aperto e trasparente, compresa una consultazione referendaria».
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