Profughi dell’Ucraina, ecco tutti i numeri dell’accoglienza a Venezia e provincia
Caritas a braccia aperte. Da febbraio sono arrivate 200 persone, di queste 131 (64 minori ) sono rimaste. I nuclei familiari sono 44. Il Patriarcato grato della solidarietà di molti, raccolti finora quasi 450 mila euro
vera mantengoli
VENEZIA. Sono scappati dalle bombe e hanno affrontato un viaggio faticoso, ma il Patriarcato di Venezia li ha accolti a braccia aperte. Sono i 200 profughi ucraini, arrivati dal 28 febbraio al 9 maggio e ora al sicuro nelle strutture della Caritas e con le famiglie che hanno dato disponibilità a ospitarli almeno per un anno.
Dei 200 arrivati, 69 sono passati per l’Italia o sono tornati in seguito in Ucraina, mentre 131 (65 adulti e 64 minori) si sono fermati. Un bambino è arrivato senza genitori ed è stato affidato agli appositi servizi sociali del Comune.
La raccolta fondi avviata dalla diocesi è arrivata a oggi a 263 donazioni per un totale di 308.965 mila euro ai quali si aggiungono i 138.686 donati alla Fondazione Caritas Venezia (100 mila euro della Fondazione Venezia e 39.686 mila di Unioncamere Veneto) per una somma di 448.651 mila euro.
Il budget effettivo è ora di 364.394 mila euro, lievemente meno di quanto si andrà a spendere, ma il Patriarcato conta nella raccolta fondi ancora aperta e in altre donazioni che potrebbero arrivare.
Tramite Chours si è inoltre lanciata l’iniziativa di chiedere ai turisti che visitano le chiese a pagamento una donazione. Ieri, nel corso di un incontro coordinato da don Marco Zane, è stato presentato il piano accoglienza dal diacono Stefano Enzo, referente per la Caritas di Venezia, dall’economo diocesano del Patriarcato Suor Simone Pereira e dal vicario per gli Affari economici don Fabrizio Favaro.
GLI ARRIVI
Grazie alla rete diffusa di volontari, alla presenza di cittadini e cittadine ucraine già nel Veneziano da anni e alle quattro confessioni attive sul territorio (greco cattolica, ortodossa della Chiesa ucraina, ebrea, evangelica pentecostale) è stato possibile collegarsi subito a chi stava scappando dalla guerra. La prima azione è stata comunque quella di prendere contatti con l’azienda sanitaria Serenissima per concordare l’effettuazione di tamponi, grazie alla convenzione attiva dal 31 dicembre 2021.
Nello stesso periodo si è aperto un tavolo con le istituzioni per l’accoglienza stranieri con Prefettura, Comune, Questura e Protezione civile che ha reso possibile il coordinamento. Attualmente ci sono 62 persone distribuite nelle parrocchie (32 adulti, 30 minori); 61 da privati (29 adulti, 32 minori); 5 persone nella struttura delle Muneghette (2 adulti e 3 minori) e 3 in quella di Campo della Tana (2 adulti e un minore).
COSTI
Dei 448.651mila euro iniziali sono stati versati 70 mila euro alla Caritas italiana, 10 mila all’Esarcato ucraino e 4.257 come contributi di aiuto spiccioli. Dei 364,394 mila euro restanti 70 mila euro sono stati investiti per supporto psicologico, legale, corso di lingua, mediazione linguistica e consulenza legale e 182.500 mila per distribuire, in forma di carta per gli alimenti, 5 euro a testa per ogni rifugiato. I rimanenti 111.894 euro andranno per la ricostruzione dell'Ucraina e per le emergenze. Si stima comunque che il costo per rifugiato sia di 4.190 euro, comprensive di tutto, dal supporto psicologico all’accoglienza al corso di lingua, ma non tutti accedono ai medesimi servizi.
MAMME E BAMBINI
La maggioranza dei profughi è composta da mamme e bambini dato che gli uomini dai 18 ai 60 anni hanno l’obbligo di rimanere al servizio del Paese. A oggi sono arrivati 44 nuclei, 16 single, 7 uomini over 60 e il piccolo bambino senza genitori. Tra i profughi loro anche quattro delle 35 ballerine dell’Accademia nazionale di danza di Kiev, ora all’Accademia del Teatro Stabile del Veneto e 15 bambini che già frequentano le elementari veneziane.
Per adesso sono 15 gli inserimenti nelle scuole elementari dato che molti altri hanno continuato a seguire la scuola da remoto. La difficoltà più grande è la barriera linguistica e a volte le aspettative reciproche che si creano nelle famiglie, ostacoli che si cerca di superare grazie a un’équipe di psicologi. Il diacono Enzo ha spiegato che l’ascolto della persona rimane al centro di tutto e che ogni rifugiato viene ascoltato per capire da che situazione proviene e come lo si può aiutare al meglio.
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