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Venezia, dietro le quinte dello scontro sul numero massimo di turisti. Ecco cosa sappiamo

Per molti la città non può sopportare un afflusso quotidiano superiore a 40 mila visitatori. Il Comune avvia la fase sperimentale: «Non possiamo mettere il numero chiuso». Chi vorrebbe abbassare e chi alzare il tetto di pendolari

eugenio pendolini
2 minuti di lettura

Il ponte della Paglia, semi impraticabile perché completamente occupato da turisti

 

VENEZIA. Venezia si “chiude” al turismo giornaliero di massa. Per ora, solo con il sistema di prenotazioni in via sperimentale con tanto di incentivi e disincentivi che scatteranno già a partire dal prossimo luglio. Già, ma al raggiungimento di quale soglia? Chi sarà l’ultimo visitatore a beneficiare di prezzi ridotti dei musei, e quale il primo a dover pagare il doppio?

Sta tutto qui il dibattito intorno al prossimo futuro del turismo nella città tra le mete turistiche più ambite al mondo: la fatidica soglia giornaliera. Sta tutto nei numeri il terreno di scontro politico tra dati e governo dei flussi turistici in città.

Dopo il boom di presenze per il weekend di Pasqua e per l’inizio della Biennale, l’assessore al turismo del Comune di Venezia, Simone Venturini, ha annunciato che dal prossimo luglio si inizierà una fase sperimentale con le prenotazioni da parte di chi intende visitare Venezia in giornata.

Dal prossimo gennaio, in contemporanea con l’introduzione della tassa di sbarco, questo sistema diventerà obbligatorio.

Ma senza numero chiuso: raggiunto il tetto dei 40 mila arrivi in giornata (esclusi quindi i turisti che soggiornano in alberghi e strutture ricettive) la visita sarà disincentivata alzando al valore massimo previsto, 10 euro, il ticket d’ingresso.

Anche perché un provvedimento, quella cioè di stabilire un numero chiuso, si scontrerebbe con le norme europee sulla mobilità delle persone.

È ancora da definire se la prenotazione sarà obbligatoria sempre o solo nei giorni a maggior rischio (i giorni di Pasqua, 25 aprile e primo maggio, buona parte dei fine settimana estivi). Bocche cucite per ora da Ca’ Farsetti, a breve saranno presentati ulteriori dettagli.

Ma dalle prime indicazioni sembrerebbe appunto che la soglia individuata sia quella dei 40 mila arrivi giornalieri. Cosa diversa dal numero totale delle presenze, ottenuto aggiungendo anche gli ospiti degli alberghi, che saranno però esonerati dal ticket d’ingresso dal momento che pagano già l’imposta di soggiorno.

Contro la soglia dei 40 mila si è scagliato solo poco tempo fa il professore di Economia del turismo a Ca’ Foscari, Nicola Camatti, che ha individuato in 30 mila la massima capacità di carico giornaliera.

Torna ora a parlare di 40 mila anche Paolo Costa, il cui ragionamento però è più ampio. L’ex sindaco parla di una capacità di carico fissata a 40 mila visitatori al giorno da raggiungere in dieci anni riducendo l’offerta turistica, per sostituire una parte di economia cittadine con driver economici n grado di attrarre attività innovative e trattenere risorse umane. «Sui numeri e sui disincentivi, bisogna chiedersi: lo facciamo per migliorare la visita o per far sì che Venezia ritorni ad essere città? Cosa vuol dire per un ragazzo vivere in una città che guarda solo al passato?».

Non a caso, dagli ultimi rilievi di inizio maggio i residenti in città sono 50.134. Questa riduzione dell’offerta turistica è però giudicata «irrealistica» dall’Ava. «Oggi ci sono 60 mila posti letto tra hotel ed extralberghiero, che ne facciamo dei lavoratori?», si chiede Claudio Scarpa che sul nuovo sistema di prenotazioni aggiunge: «ci sono dei momenti in cui la città è satura, bene la prenotazione. Ma serve una campagna informativa seria».

Ma da quella fatidica soglia, a cascata, ci sono una serie di altre ricadute. Basti pensare al trasporto pubblico e agli effetti sul servizio a seconda dei numeri: «Bisognerà spalmare i picchi durante la settimana», spiega Marino De Terlizzi (Cisl), « La capacità di carico di Venezia? Ci sono tecnici e professori che devono dare risposte».

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