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«Sponsor Reyer e affidamenti da Actv». Alilaguna denuncia il Gruppo 25 Aprile

Marco Gasparinetti (Terra e Acqua) citato a giudizio: «Vogliono metterci a tacere». Chiesto risarcimento da 150 mila euro. Era stato messo in risalto il “filo diretto” tra la società privata di trasporto che ha ricevuto in concessione alcune linee di Actv e il sindaco Brugnaro tramite sponsorizzazioni e affari

Eugenio Pendolini
5 minuti di lettura

VENEZIA. Quello che doveva essere un gioco satirico, con tanto di mazzo di carte dalla A alla Z sulle possibili “confusioni d’interesse” del sindaco Brugnaro, finisce a carte bollate. Ed è proprio la prima lettera del mazzo, la A di Alilaguna, ad aver citato in giudizio con una richiesta in sede civile (e non penale) di risarcimento dei danni da diffamazione pari a 150 mila euro il consigliere di opposizione Marco Gasparinetti (Terra e Acqua) in qualità di direttore responsabile del blog “gruppo25aprile.org”.

Nel mirino di Alilaguna e del presidente Fabio Sacco - che ieri, contattato, ha preferito non commentare la vicenda - è finito un articolo datato 18 ottobre 2021 quando cioè fu presentato un dossier realizzato dal gruppo di opposizione dal titolo “Scarseando a Venezia”, in chiaro riferimento alle dichiarazioni rilasciate dallo stesso sindaco Brugnaro subito dopo la rielezione, nel settembre 2020, quando attaccò i residenti in centro storico per “magnar e scarseare” (e cioè mangiare e mettere soldi in tasca) grazie al turismo.

La contestazione, spiega Gasparinetti, si riferisce più nello specifico alla sintesi contenuta in una delle carte di questo immaginario gioco di carte in cui, testualmente, alla voce “A come Alilaguna” si legge: «Sponsor della Reyer (proprietà del Sindaco), convention aziendali alla Misericordia (gestita da un’azienda del Sindaco), stagionali assunti tramite Umana (fulcro dell’impero economico del Sindaco) risultato: affidamenti diretti per il trasporto pubblico locale, azzeramento canoni dei pontili per taxi e lancioni granturismo, espansione dell’impero Alilaguna».

Tutt’oggi, aprendo il sito, si leggono le seguenti parole: «Per evitare azioni temerarie oltre che infondate, a Fabio Sacco sommessamente consiglieremmo di avvalersi prima del diritto di replica, che gli spetta come a chiunque altro e che troverà spazio su questa stessa pagina e con pari risalto, se vorrà farne uso»

«Ci viene contestato il nesso tra i denari che entrano nelle casse del sindaco tramite il blind trust e gli affidamenti diretti ottenuti da Alilaguna», spiega Gasparinetti nel corso di una conferenza stampa convocata nella sede di Italia Nostra in campiello Riccardo Salvatico.

Il consigliere di opposizione parla senza mezze misure di una «denuncia temeraria»: «L’obiettivo non sono i 150 mila euro ma che noi ce ne stiamo zitti e buoni», attacca il consigliere in veste di attivista e direttore del blog, «siamo qui a difendere un principio cardine della democrazia, che è quello di esercitare il diritto di critica, tanto più a Venezia la cui storia è testimonianza di un sistema funzionante di pesi e contrappesi».

«Nella citazione viene riportata la percentuale di stagionali assunti con Umana, l’8% del totale compresi i contratti a tempo indeterminato, il che ci fa pensare che sia il 100% dei contratti a tempo determinato. L’inconveniente sono le spese legali, ci servirà un pool di avvocati visto che Alilaguna si è rivolta allo studio Origoni Grippo Cappelli & Partner».

Lo stesso studio che, come si legge online, ha «assistito il Comune di Venezia nella redazione del regolamento comunale che disciplina il contributo d’accesso».

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LA VICENDA

Il dossier dalla A alla Z e la replica del sindaco

Era nato a ottobre come un mazzo di carte che va dalla A alla Z, da cui pescare un elenco di situazioni “confuse”. E cioè di commistione pubblico-privato. Dai permessi di costruire rilasciati dal Comune a società sponsor della Reyer al servizio di ristorazione affidato a finanziatori della campagna elettorale.

Dal patrimonio netto di Umana quadruplicato (da 75 a 319 milioni) negli ultimi cinque anni alla galassia di persone di fiducia del sindaco i cui incarichi societari si moltiplicano nelle società riconducibili al primo cittadino. E ancora le note vicende del blind trust e del destino dell’area dei Pili. Tredici pagine di dossier, nelle quali il consigliere comunale Marco Gasparinetti (Terra e Acqua) insieme agli attivisti del Gruppo 25 Aprile aveva condensato tutti i possibili conflitti d’interesse di Luigi Brugnaro.

Ne era seguito un consiglio comunale straordinario in cui il sindaco Brugnaro aveva risposto punto su punto alle accuse mosse dai gruppi di opposizione sulle vicende legate al blind trust, alla Reyer, agli sponsor, alla scuola Abate Zanetti, alla Misericordia, oltre all’area dei Pili e ai finanziamenti ottenuti per la campagna elettorale.

Quello di ottobre era stato il terzo consiglio comunale straordinario richiesto dalle opposizioni negli ultimi anni ed era arrivato a distanza di tre anni da quando, nel febbraio 2018, il sindaco Brugnaro se ne andò lasciando al suo posto in consiglio comunale a Mestre la coppa dello scudetto vinta dalla Reyer. —

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Mose, Sovrintendenti e locandine pubbliche. «Grave se le critiche finiscono in Tribunale»

L’elenco delle denunce sui temi cittadini illustrato da Italia Nostra da Gianfranco Bettin e dagli ingegneri Di Tella, Vielmo e Sebastiani

Il prestigioso ultimo piano di Ca’ Bollani Erizzo, sede veneziana di Italia Nostra in campo Riccardo Selvatico, a ospitare la conferenza indetta da Marco Gasparinetti. Una scelta non casuale. A fianco del consigliere comunale e attivista sono infatti seduti Lidia Fersuoch e l’ingegnere Vincenzo Di Tella. Collegato al telefono c’è anche Gianfranco Bettin.

Il tema dell’incontro è: “Libertà di espressione, alcuni esempi concreti e vicende processuali – alcune già concluse, altre “in itinere” – la cui trama sembra riconducibile a un certo filo conduttore o “modus operandi” che le accomuna. Dal Mose alle critiche ad ex Soprintendenti, gli ospiti snocciolano tutti i più recenti casi di atti di giudizio per risarcimenti danni da diffamazione in sede civile, cioè senza scadenze e senza possibilità di archiviazione. Cause che si trascinano per anni, che arrivano a sentenza, che spesso e volentieri si concludono con un nulla di fatto tranne che per le spese legali da sostenere.

Lidia Fersuoch, esperta di laguna e tra i fondatori della sede veneziana di Italia Nostra, cita ad esempio il caso della locandina realizzata con la copertina della rivista di Mondo nel ’91 con il titolo “Le idiozie che costano miliardi” riferita al Mose.

«Decidemmo di farne un manifesto, ma la cosa non piacque al Consorzio Venezia Nuova tant’è che il pretore dell’epoca ne dispose l’oscuramento e fummo poi citati in giudizio».

Fersuoch riporta anche un episodio più recente, risalente al 2013 quando insieme alla Lipu Italia Nostra fu citata a giudizio per aver “sfiduciato” l’ex Sovrintendente Renata Codello in una lettera pubblicata sui quotidiani.

«Anche Gian Antonio Stella scrisse sul Corriere in difesa del diritto di critica, alla fine vincemmo ma rimase una grande angoscia in quel periodo», spiega Fersuoch.

L’effetto fu anche quello di evitare uscite pubbliche in attesa della risoluzione della controversia: «Un bavaglio, altro effetto di questo tipo di denunce», aggiungono da Italia Nostra.

È la stessa testimonianza che riporta anche Gianfranco Bettin, anima del movimento ambientalista veneziano che da attivista ha raccontato di aver ricevuto diverse citazioni a giudizio per lo stesso motivo, con richieste milionarie di risarcimento. «La querela temeraria è un’arma in mano a chi vuole evitare che i problemi vengano affrontati», le sue parole in solidarietà a Gasparinetti, «si tratta di atti che a volte rovinano la vita delle persone, vicende processuali che magari non sfociano in niente ma che restano ben impresse vista anche la lunghezza dei processi e le spese legali da sostenere».

Presenti alla conferenza anche gli ingegneri Vincenzo Di Tella, Gaetano Sebastiani e Paolo Vielmo. Nel 2007 i tre ricevettero una citazione civile e una richiesta di danni, che il Consorzio aveva affidato a un pool di avvocati.

Il motivo lo spiega Di Tella: «Il documento definitivo del progetto del Mose si fondava un falso tecnico, insomma su un errore di fondo. Non potevamo stare zitti, ma questo ci costò una denuncia senza nemmeno una quantificazione dei danni richiesti. Alla fine i giudici ci dettero ragione e vincemmo la causa perché le critiche erano fondate su argomentazioni tecniche».

Al termine dell’incontro, Gasparinetti ha lanciato un «Appello a difesa del pluralismo e della libertà di espressione» che si conclude con una citazione di Petrarca: «Con questo appello, che trascende lo specifico caso citato anche se ne trae spunto, desideriamo esprimere solidarietà a chiunque subisca simili attacchi e chiediamo che Venezia in particolare si dimostri degna delle parole di chi in passato vi aveva trovato rifugio quale Città unico albergo ai giorni nostri di libertà, di giustizia, di pace unico rifugio dei buoni e solo porto a cui, sbattute per ogni dove dalla tirannia e dalla guerra, possono riparare a salvezza le navi degli uomini che cercano di condurre tranquilla la vita». —

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