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A Venezia Ca’ Foscari consegna due attestati alla memoria di Cristina Pavesi e Alvise Marotta

La ragazza, vittima di mafia, rimase uccisa nell’assalto del 1990 al treno organizzato dall’ex boss Maniero

Alessandro Abbadir
2 minuti di lettura

VENEZIA. “Cristina è una vittima senza giustizia, i responsabili hanno avuto solo tre mesi di carcere per la sua uccisione. È una vittima immolata per una ragione di Stato per cui è importante la memoria e l'impegno. E’ importante che non si usi più il termine mala. Quella di Maniero e sodali è stata una mafia”. A dirlo, è stata questa mattina Michela Pavesi zia di Cristina Pavesi in occasione della consegna dell’Università di un attestato dell’Università Ca’ Foscari, nell’aula Baratto in ricordo della nipote vittima innocente della mafia del Brenta. Attestato consegnato in occasione della Giornata Nazionale della Memoria e dell'Impegno.

Cristina fu uccisa dalla banda dell’ex boss Felice Maniero, quando era studentessa all’Università Veneziana: la giovane perse la vita in un assalto al treno portavalori a Vigonza il 13 dicembre del 1990 sulla linea Milano – Venezia. “Questo riconoscimento postumo anche se non toglie nulla al dolore per la perdita di Cristina”, dice la zia, “è un bel segnale. La fatica è tanta, il dolore tantissimo. Ogni volta che parlo di lei mi si stringe il cuore. Penso a Maniero e al dolore che ha recato a tutti. Il murale in memoria di Cristina e di Francesco Saverio Pavone è stato sporcato nei giorni scorsi Campolongo (hanno disegnato con un pennarello indelebile dei baffi sul volto di Cristina, prontamente rimossi dal Comune). Penso a quei ragazzi che hanno compiuto quel gesto, vorrei incontrarli e guardarli negli occhi e capire il perché”.

La zia di Cristina, Michela ha espresso grandissimo riconoscimento per l’interessamento delle professoresse Luisa Bienati e Sara De Vido. “Cristina”, ha detto Bienati, prorettrice alla didattica, “era una ragazza che amava lo studio e l’arte. La sua memoria è viva. Riprendendo le parole di don Luigi Ciotti pronunciate in occasione della celebrazione della Santa Messa in sua memoria nel 31° anniversario dalla scomparsa, vorrei dirvi che anche qui a Ca’ Foscari la memoria di Cristina è viva. Cristina è qui con noi”. “Ca’ Foscari”, ha aggiunto, “vuole riconoscere il merito di una studentessa che si era impegnata nella sua carriera.

Iscritta alla Facoltà di Lettere, aveva sostenuto gli esami con ottimi voti e uno spiccato interesse per il cinema, la musica, la psicologia. Non vogliamo lasciare incompiuto il suo sogno”. Per Sara De Vido, delegata della Rettrice al Giorno della Memoria : “Il diritto alla memoria collettiva protegge l’umanità intera attraverso la ricostruzione della verità”. Non da ultimo il messaggio del sindaco di Campolongo Mattia Gastaldi: “Scrissi alla Rettrice il 13 dicembre, il giorno dopo l’intervento di don Ciotti alla messa di suffragio, ed ottenni dopo pochi giorni una risposta positiva. Paragono la cultura della legalità a un mosaico, che crescendo con le persone, tessera dopo tessera, diventa più bello”.


Nel corso della cerimonia è stato consegnato il diploma di laurea in memoria dello studente Alvise Marotta a distanza di 20 anni dalla scomparsa. Il padre Umberto aveva sottoposto una richiesta di riconoscimento postumo del percorso di Alvise, che aveva ultimato tutti gli esami e presentato la tesi di laurea.

Umberto Marotta, che tanta parte ha avuto nella vita dell’Ateneo cafoscarino, fu tra i fondatori negli anni ’80 della ALEA e poi dell’ALUC nei primi anni ‘90, antesignana dell’Associazione Alumni e tanto attivo nell’impegno sociale (fondatore anche della Fondazione AlMa ad Alvise dedicata).

La prorettrice alla Didattica Bienati: «Consegnare un diploma di laurea alla memoria è molto più che rendere il giusto merito a una carriera; è l’occasione in cui vogliamo mostrare tutta la nostra vicinanza, quella della rettrice, la mia, di tutti i colleghi e amici di Ca’ Foscari e di tutta l’istituzione che rappresentiamo. E allo stesso tempo testimoniare come l’Università debba essere, non solo un luogo di studio e di ricerca, ma anche di impegno sociale, di rispetto della dignità di ogni uomo e di speranza per giovani».

«È in circostanze come queste - ha affermato il professor Bruno Bernardi, relatore di tesi di Alvise - che riscopriamo che quella universitaria è una comunità. Quando l'università si inserisce in un flusso di questo tipo ci conferma di essere una parte propulsiva del nostro vivere insieme».

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