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Don Armando Trevisiol spegne 93 candeline assieme alle mamme e i bambini ucraini che hanno preso casa nei locali ricavati al Don Vecchi 2

Mestre. Sopra vivono gli ospiti del centro anziani, sotto le famiglie appena arrivate, che hanno ancora negli occhi le bombe. Il miracolo della solidarietà della Fondazione Carpinetum si rinnova ancora una volta

Marta Artico
2 minuti di lettura

MESTRE.  Anastasia ha preso posto nel letto a castello, lei sta sopra, gambe incrociate e sorride. Maxime, invece, è più piccolino e si stringe forte alla zia, Marta. Arrivano dal Nord Est dell’Ucraina, da paesi sotto alle bombe. Sono parenti di donne che per la maggior parte lavorano qui come badanti e che li hanno fatti portare in salvo nel nostro Paese grazie alla rete di solidarietà che si è innescata. 

Le famiglie ucraine prendono casa al Don Vecchi 2 e festeggiano con don Armando

Seduti su un divanetto ci sono Yan, un bel bimbo che gioca con le macchinine, e Elena, una ragazza alta e bionda che usa la App del traduttore del telefonino, per farsi capire. Non è casa loro, quella dove si trovano, ma sicuramente un poco ci somiglia. Se non altro per l’affetto che li circonda. E di sicuro loro non sanno chi è quell’omone con i capelli bianchi che li saluta e li guarda soddisfatto e orgoglioso. E che con uno schiocco di dita, è riuscito a trasformare dei locali semi vuoti, in piccole unità abitative indipendenti. 

La macchina "della solidarietà” di don Armando Trevisiol, presidente emerito della Fondazione Carpinetum, che martedì 15 marzo compie 93 anni, si è messa in moto e in pochissimi giorni ha realizzato, negli ex locali dei magazzini San Martino, una struttura di accoglienza dotata di tutto: camerette colorate, culle, lettini, sale giochi per bimbi piccoli e più grandicelli, bagni, lavatoi, cucina. C’è l’interprete, l’asilo parrocchiale: l’associazione Il Prossimo capitanata da Edoardo Rivola, non ha lasciato nulla al caso. 

Don Armando festeggia i suoi 93 anni accogliendo le famiglie ucraine e sogna un luogo dove dare ricovero ai 500 senza tetto della città

Don Armando e Suor Teresa risiedono ai piani superiori, assieme agli anziani del Don Vecchi Due, ma l’infaticabile responsabile della Pastorale del Lutto, li va a trovare di sotto. I bimbi giocano, le mamme, le sorelle, le zie, si riposano, stremate dal viaggio e dal dolore.

UN COMPLEANNO SPECIALE, TRA LE MAMME E I BAMBINI CHE SCAPPANO DALLE BOMBE

Le prime famigliole sono arrivate alla volta di lunedì, martedì sera gli alloggi saranno al completo, sono attese per cena 31 persone. Oggi don Armando compie 93 anni, e questo per lui è un compleanno speciale, perché  ha diviso la torta offertagli da Luca Bovolato, responsabile dei supermercati Cadoro, assieme a mamme e bambini. Una festa a sorpresa al mattino un pranzo in compagnia, poi un salto agli Arzeroni, all’ipermercato solidale. 

Gli appartamenti sono allestiti di tutto punto. Ogni cosa è stata fatta a regola d’arte grazie al lavoro instancabile dei volontari. C’è persino il wi-fi, in modo che possano parlare con amici, parenti, con chi hanno lasciato sotto alle bombe. «Quello che desiderano» spiega Andrea Groppo vicepresidente della Fondazione «è tornare a casa loro». La macchina solidale della Fondazione, dona loro i vestiti, al pranzo ci pensa il catering dei Don Vecchi, grazie alla scuola per l’infanzia Germoglio, possono svolgere attività con bambini come loro.  Un miracolo nel miracolo.

Il Prossimo ha persino pensato a dei buoni acquisto, che ognuno avrà a portata di mano, per andare a fare la spesa ai magazzini degli Arzeroni. 

IL SOGNATORE 93ENNE

L’infaticabile fondatore della Fondazione Carpinetum e dei don Vecchi, don Armando Trevisol, forse la persona più nota in città, ha ancora molti sogni, e, ad ogni compleanno, dice che li lascia in eredità ai suoi posteri. Ma poi li realizza il braccio operativo al suo seguito, fatto di moltissime persone che da lui hanno imparato. E che per realizzare i suoi sogni, farebbero qualsiasi cosa.

I prossimi miracoli? «Realizzare una cittadella della solidarietà che metta in rete tutte le associazioni e le realtà benefiche della città, e dar vita a un luogo dove ospitare i 500 senza tetto di Mestre». 

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